La Nuova Sardegna

Olbia

Una sola sala operatoria mancano gli anestesisti

di Antonello Sechi
Una sola sala operatoria mancano gli anestesisti

Al Giovanni Paolo II da oggi saranno garantiti solo gli interventi indifferibili Programmazione saltata e pazienti trasferiti. «Mai vista una situazione così»

10 luglio 2020
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OLBIA. Non è il caso di farsi venire un attacco di appendicite da oggi in poi a Olbia e dintorni. Né, per dire, è il caso di trovarsi nella condizione di dover partorire con il taglio cesareo. O di rompersi una gamba in cantiere, di ferirsi in un incidente stradale o, esagerando, di rischiare di farsi accoltellare da qualcuno durante un litigio. Perché, anche se state malissimo, o addirittura rischiate la vita, avete poche speranze di trovare la sala operatoria dell’ospedale Giovanni Paolo II libera e con un’equipe pronta a operarvi. Da oggi, infatti, di sala operatoria in funzione ce ne sarà una soltanto. E, se nel momento in cui arrivate in ospedale il tavolo operatorio è già occupato per un altro intervento, ai medici non resterà che spedirvi da un’altra parte, sperando di arrivare in tempo: a Nuoro, forse a Sassari, oppure Ozieri o Alghero, se c’è posto e non è detto perché anche loro non se la passano benissimo quanto a disponibilità di personale. Al Mater Olbia, no, perché è un ospedale nato per altro: non sono attrezzati per le urgenze e non hanno il pronto soccorso.

Al Giovanni Paolo II mancano soprattutto gli anestesisti, per questo bisogna ridurre l’attività. Salvo ripensamenti sarà così per tutta l’estate. E poiché al Paolo Dettori di Tempio le sale operatorie sono chiuse per lavori e alla Maddalena ne hanno perso le tracce da tempo, in tutta la Gallura è praticamente impossibile sottoporsi a un intervento chirurgico. Se non in casi “indifferibili” e a patto di trovare la sala operatoria del Giovanni Paolo II miracolosamente libera, appunto.

«Mai vista prima una cosa del genere, siamo al disastro», si sente dire nei corridoi dell’ospedale di Olbia. Ma nessuno parla ufficialmente: lo impediscono le norme bavaglio e non si vuole correre il rischio di finire in mezzo a un’azione disciplinare. Non era mai successo prima – ricordano comunque – che l’ospedale di Olbia si ritrovasse con una sola sala operatoria attiva.

Nell’ultimo anno sono andati via nove anestesisti. Perché sono andati in pensione e non sono stati sostituiti o per questioni di salute. Quelli che sono rimasti si contano sulle dita di una mano e devono garantire i tre turni giornalieri.

Il conto è facile: di fatto c’è un anestesista per turno e se è impegnato in una sala operatoria non può esserlo in un’altra.

È l’effetto – dicono – della mancanza generale di medici, dei concorsi che non si fanno, ma anche del maggior appeal di Sassari, «dove sono più bravi ad accaparrarsi gli anestesisti».

Se nei giorni scorsi, è esploso il caso della pediatria, adesso è il blocco operatorio a fare i conti con la carenza di personale.

Dunque, solo urgenze e non tutte. Niente operazioni non urgenti, neanche se programmate perché non si può impegnare la sala operatoria.

Chi era in coda, chi sperava di poter finalmente risolvere il suo problema dopo aver saltato l’intervento nei tre mesi e passa della chiusura per il Covid dovrà farsene una ragione.

In questa situazione, l’Assl si barcamena come può.

Le risposte dovrebbero darle da Cagliari. Ma non arrivano e se arrivano è un po’ come il gioco del 15: spostano i tasselli da un ospedale all’altro ma la somma è sempre la stessa.

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