La Nuova Sardegna

Olbia

Ospedale, l’allarme dei primari

di Antonello Sechi
Ospedale, l’allarme dei primari

Dalla mancanza degli anestesisti al laboratorio analisi non accreditato: «Siamo discriminati»

15 luglio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Se un primario dice pubblicamente che la situazione di un reparto è grave, bisogna credergli: nessun dirigente medico vorrebbe mai correre il pericolo, neppure di striscio, di spaventare l’utenza. Se il primario non è solo, ma a dire le stesse cose sono in otto e insieme a loro c’è anche il direttore dell’Assl, come è accaduto lunedì davanti al consiglio comunale di Olbia, significa che la situazione all’ospedale Giovanni Paolo II e nella sanità gallurese in generale precipita. Dunque, bisogna muoversi. La denuncia è forte: la mancanza di anestesisti e l’apertura di una sola sala operatoria e per le sole urgenze indifferibili può mettere a rischio la vita dei pazienti. E infatti qualcosa si è smosso. L’Ats, ieri, ha messo in piedi un bando per l’assunzione di anestesisti. Non è comunque una soluzione a brevissimo termine: ci vorranno un paio di mesi, spiega un medico. Sempre sperando che qualcuno degli assunti venga poi destinato a Olbia. Che, per l’immediato, spera invece nella disponibilità di un anestesista dell’ospedale di Tempio, dove le sale operatorie sono chiuse per lavori. La risposta potrebbe arrivate oggi. Qualche apertura a un “prestito” sarebbe arrivata anche da Sassari.

Un anestesista in più consentirebbe almeno di gestire la una doppia emergenza contemporanea: sarebbero operative due equipe. Per usare l’esempio fatto da Antonio Rubattu, il primario di ginecologia che ha aperto gli interventi in consiglio comunale a nome dei colleghi, potrebbero operare allo stesso tempo una partoriente con distacco di placenta in corso e il politraumatizzato di un incidente stradale. L’anestesista in più consentirebbe anche di affrontare le “urgenze differibili”. Come i sei fratturati che Sebastiano Cudoni, dirigente dell’ortopedia, denuncia di non poter operare: «Devo mandarli in altri ospedali e non li vogliono».

La mancanza di anestesisti ha fatto saltare il coperchio. Il malessere è forte: la sanità olbiese si sente nel mirino. «Iniziamo a sospettare che non siamo molto amati», dice Rubattu. Cudoni e Attilio Bua, primario del pronto soccorso, chiariscono il concetto con i numeri. Il primo con quelli dell’Areus e dell’elisoccorso: «Ci sono tre hub: Sassari, Cagliari e Nuoro. Ma nella classifica degli interventi del 2019 dopo Sassari (338) e il Brotzu (316) c’è Olbia (198), seguita da Nuoro (179) che ha tutte le specialità mentre qui c’è poco. Però l’elicottero ci lascia la gente sul tetto. Allora: o ci danno le risorse o non ci danno i pazienti. Spostare i medici come gli aerei di Mussolini non risolve i problemi». I numeri, fa eco Bua, danno esattamente l’idea della discriminazione della sanità olbiese: «Nel nostro pronto soccorso nel 2019 abbiamo visto 44mila persone, con 13 medici che fanno i turni. Cagliari ha quattro pronto soccorso, al Broztu, il più importante, nel 2019 hanno visto 26mila pazienti con quasi 30 medici. Lì, poi, se il paziente ha bisogno di uno specialista c’è tutto. Qui no, possiamo solo stabilizzare e mandare altrove. È inconcepibile che abbiamo solo un urologo». Come è inconcepibile, lo dicono tutti perché tutti ne dipendono, che il laboratorio analisi non sia stato ancora accreditato per il Covid: «Sono passati quattro mesi dall’inizio dell’emergenza, è una gravissima criticità. Prima di entrare in ospedale, i pazienti devono stare in tenda in attesa del tampone. Generalmente viene fatto in tempi rapidi, ma il referto può essere solo verbale, e si può immaginare ad esempio quale spazio può avere in un’aula di tribunale».

Di situazione «drammatica», «mai vista prima», parlano anche Luigi Presenti (chirurgia), Marino Achenza (medicina generale), Salvatore Ortu (oncologia), Giancarlo Tonolo (diabetologia), Flavio Lai (laboratorio): mancanza di medici, di infermieri, di altro personale. Ma c’è anche un messaggio rivolto alla politica gallurese: servono scelte, specializzazioni, per “gli stabilimenti” dell’Assl, ovvero i tre ospedali di Olbia, Tempio e La Maddalena, perché se tutti fanno tutto con le risorse scarse disponibili nessuno fa niente.

Comune

Sassari, terremoto politico in giunta: fuori l’ex M5S Laura Useri

Le nostre iniziative