Le settecento poesie di Andrea Columbano
Un record in quasi 8 anni. «Il mio componimento preferito? È “Casa antica”, premiato a Ozieri»
29 luglio 2020
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OLBIA. “Abà sò setticentu/ ma pochi li c’ammentu/ chisti canzoni mei ghjudicheti”, la sua poesia numero settecento è una metapoesia, dove ripercorre questo lungo percorso fatto di rime e metafore. Andrea Columbano è presidente dell’associazione poeti galluresi, e al tempo stesso poeta anche lui. Dopo una vita intera a tenere viva la fiamma della tradizione in versi, da alcuni anni ha unito tutte le letture e le nozioni apprese e ha cominciato a mettere nero su bianco anche le sue, di poesie. E il record è presto fatto: in meno di otto anni, pochi giorni fa è arrivato alla sua composizione numero 700. «È un bel traguardo in fatto di quantità, spero che la qualità sia allo stesso livello», mette timidamente le mani avanti. Tanti temi trattati, temi personali, sociali, rivolti ai giovani, poesie ironiche, di disputa. «Ne ho contate nove dedicate alla mia nipotina, sicuramente il tema che ho trattato di più», tra queste, “Pupushedda di re” vinse il primo premio a Thiesi e divenne anche una canzone. Ma sono diversi i componimenti insigniti in lungo e in largo nell’isola e oltremare. Difficile dire quale sia il suo preferito, ma «sono particolarmente fiero di uno – dice Columbano –, “Casa antica”, è riuscito ad arrivare tra le prime posizioni del premio di Ozieri quest’anno, che è un po’ l’accademia della poesia sarda. Ammetto che è ben riuscita». Sulle orme degli insegnamenti di Giacomo Murrighili, tra i maggiori poeti galluresi del novecento, quando i versi seguono la metrica è sempre presente l’endecasillabo, «però ho scritto anche poesie con versi sciolti e liberi».(p.a.)