La Nuova Sardegna

Olbia

A scuola test impossibili, i medici di Olbia: «Ci pensi la Assl»

Paolo Ardovino
A scuola test impossibili, i medici di Olbia: «Ci pensi la Assl»

A pochi giorni dalla riapertura protestano gli insegnanti del liceo Gramsci Barroccu (Fimmg): «Non abbiamo i kit, si facciano nelle strutture pubbliche»

15 settembre 2020
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OLBIA. Mancano dieci giorni alla riapertura. Più della metà di docenti e personale Ata a livello nazionale si è sottoposto ai test sierologici volontari e i dati hanno già bocciato la Sardegna come fanalino di coda tra le regioni, con appena il 5%. «Ma non ci stiamo a passare per coloro che non vogliono farlo», lamentano all’unisono i docenti di tutti i dipartimenti del liceo classico linguistico Gramsci di Olbia. La situazione coinvolge anche le altre scuole cittadine: «Ci siamo rivolti, come da direttiva, ai nostri medici di base – spiegano dal Gramsci – ma abbiamo ricevuto risposte negative. Non è possibile svolgere i test sierologici». Dall’altra parte, i dottori: «Non ci tiriamo indietro, ma senza strumenti e indicazioni è impossibile svolgerli nei nostri studi».

A scuola. In questo momento, chi è disposto a fare il test è costretto ad andare nei laboratori privati a pagamento, evidenziano i docenti, la maggior parte dei quali entrerà in aula tra poco più di una settimana. Anche se intanto c’è chi ha già ripreso a far lezione per i corsi di recupero. E per molti insegnanti, il copione in questi giorni è lo stesso: dall'altro estremo della cornetta, tutti i medici di base si stanno rifiutando di svolgere il test.

I medici. Questi ultimi comprendono sì la preoccupazione, ma fanno notare lacune importanti. «Inizialmente abbiamo aderito alla circolare di adesione facoltativa – fa il punto Giovanni Barroccu, medico di base e segretario del sindacato Fimmg Gallura – ma facendo notare le difficoltà a reperire i kit per il test sierologico, ognuno composto da 25 cosiddette “saponette”, oltre a quella di svolgere il test negli studi. Abbiamo quindi avviato un percorso con l’Assl di Olbia per somministrarli all’interno di strutture pubbliche, ricevere la fornitura di kit e dispositivi di protezione necessarie, le sanificazioni e lo smaltimento. C’era la piena disponibilità da parte dei medici del mio sindacato». Poi però le cose sono cambiate. Accade «un fatto stranissimo», come dice il dottor Barroccu. Poco dopo l’accordo , a inizio settembre, arriva la decisione dell’Assl di chiudere nuovamente tutte le strutture e interrompere prestazioni specialistiche e ambulatoriali. «Davanti a una lieve impennata di casi si è deciso di richiudere i servizi essenziali. Il sindacato gallurese ha risposto con una lettera di disdetta della disponibilità a seguito di questo comportamento». Tre giorni dopo le strutture riaprono, «ma a rilento. E noi lamentiamo una realtà critica di lavoro. Lavoriamo a mani nude, da luglio ormai non ci vengono forniti dispositivi. Non è possibile fare i test nei nostri ambulatori. Ripeto, da parte nostra c’era piena disponibilità – chiosa Barroccu –, ma ci siamo ritrovati davanti a un comportamento di preclusione della struttura pubblica. Qualcosa non funziona».

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