La Nuova Sardegna

Olbia

il processo  

Al night con un coltello patteggia 3 anni e 2 mesi

Al night con un coltello patteggia 3 anni e 2 mesi

OLBIA. Aveva fatto irruzione in un night club con un coltellaccio da macellaio, rivendicando la restituzione del suo telefonino. «Tirate fuori il mio cellulare», gridava, brandendo il coltello con la...

24 settembre 2020
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OLBIA. Aveva fatto irruzione in un night club con un coltellaccio da macellaio, rivendicando la restituzione del suo telefonino. «Tirate fuori il mio cellulare», gridava, brandendo il coltello con la lama lunga 40 centimetri. Ieri, Samuele Terzitta, 28 anni, di Olbia, assistito dagli avvocati Angelo Merlini e Donatella Corronciu, ha patteggiato la pena a 3 anni e 2 mesi di reclusione davanti al collegio dei giudici presieduto dal presidente del tribunale Giuseppe Magliulo (pubblico ministero Nadia La Femina).

Il fatto risale a un anno fa. Dopo aver trascorso diverse ore nel club privato Bovary, in via Liguria (una traversa di Vittorio Veneto), Terzitta aveva lasciato il locale alle prime luci dell’alba e, dopo essere rientrato a casa, si era accorto di non avere più con sé il cellulare. Vane le ricerche in casa e nell’auto. Il pensiero era andato quindi al night club: lì doveva essere per forza il suo telefonino, magari qualcuno glielo aveva rubato. Quindi, fa dietro front. Il problema è che il giovane, che lavorava in una macelleria di Olbia, al club Bovary era ritornato armato di coltello. Non uno qualunque, ma di quelli che, appunto, si usano nelle macellerie. Aveva fatto irruzione al Bovary reclamando il suo telefono e seminando il panico nel locale. Titolari e personale del club, che ancora si trovavano all’interno, a quel punto avevano chiamato i carabinieri che si erano precipitati in forze in via Liguria. Prima che potesse accadere di peggio, il giovaera stato disarmato e immobilizzato dai militari, poi portato in caserma in stato di arresto con l’accusa piuttosto grave di tentata rapina aggravata.

Ieri l’epilogo. La difesa ha proposto il patteggiamento e la pena concordata col pubblico ministero è stata ritenuta congrua dal collegio dei giudici. (t.s.)

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