La Nuova Sardegna

Olbia

Terreni del Mater, la verità del custode

di Tiziana Simula
Terreni del Mater, la verità del custode

Sotto accusa c’è l’imprenditore Alessandro Marini che rivendica l’usucapione di 37 ettari su cui oggi sorge l’ospedale

26 novembre 2020
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OLBIA. Lui dice di averlo anche sognato don Luigi Verzè poco prima che Alessandro Marini andasse a casa sua. E quel sogno, ieri, Luigi Mulas, il custode al quale, nel 1994 il sacerdote affidò 37 ettari di terreno dell’ex San Raffaele, oggi Mater Olbia, l’ha raccontato ai giudici con una dovizia di particolari che invece è mancata nella ricostruzione dei fatti reali. I “non ricordo” hanno scandito la lunga deposizione del custode, 60 anni, teste dell’accusa e figura chiave del processo contro l’imprenditore di Codrongianus Alessandro Marini e il suo socio in affari Pier Luigi Bardanzellu, a giudizio con l’accusa di tentata estorsione ai danni dell’ex sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, della Sardinia Healthcare and Reserch proprierties srl, società proprietaria del Mater Olbia, e della amministrazione giudiziale della Fondazione Monte Tabor (l’ex San Raffaele). La denuncia dell’allora sindaco e l’azione della Procura bloccarono il tentativo di Marini di far saltare la firma del contratto di acquisizione del Mater Olbia da parte del Qatar. Marini pretendeva di sedersi al tavolo delle trattative con la società qatariota, rivendicando la proprietà dei terreni sui quali sorge l’ospedale, sostenendo di aver acquisito i diritti futuri di usucapione di Luigi Mulas a cui, appunto, don Verzè, affidò il controllo dei 37 ettari di terreno dell’ex San Raffaele, località Chentu accas. «Don Verzè mi aveva detto stai lì a curare il terreno e il bestiame. E io ho aggiustato la casetta di 28 metri quadri, l’ho ingrandita un pochino, e ci vivevo», ha spiegato Mulas. Aiutato nella ricostruzione dal pm Luciano Tarditi che rileggeva le dichiarazioni da lui rese nel 2015 quando la sua memoria era più fresca, l’uomo ha ricordato quando Marini andò a casa sua e gli parlò dell’usucapione. «Mi ha detto che potevo diventare il padrone dei terreni e che ci voleva un avvocato. Io non ho soldi per pagarlo, gli ho risposto. E lui è ritornato qualche giorno dopo con un avvocato. Poi siamo andati a Macomer da un notaio per firmare dei documenti per l’usucapione». Incalzato dalle domande, il custode ha lasciato intendere di non aver ben capito cosa avesse fatto in realtà. «Marini mi aveva promesso un lavoro e una casetta...», ha detto Mulas, rimasto incastrato in una vicenda a dir poco complessa. Di soldi ne ha visto ben pochi dall’imputato. «2mila, 2.500 euro». Molti di più – 100mila euro – quelli versati dalla Sardinia Healthcare and Reserch proprierties al custode affinché lasciasse la collinetta per consentire la costruzione dell’ospedale. La società proprietaria del Mater Olbia si è costituita parte civile con l’avvocato Angelo Merlini, la Fondazione Monte Tabor con l’avvocato Agostinangelo Marras. Marini e Bardanzellu sono difesi dagli avvocati Nicola Murineddu e Franco Luigi Satta.

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