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Olbia

Olbia, il nuraghe sepolto dalla circonvallazione tornerà alla luce: al via lo scavo

di Dario Budroni
Olbia, il nuraghe sepolto dalla circonvallazione tornerà alla luce: al via lo scavo

L'intervento è finanziato dal ministero con un milione di euro. Il Cipnes cede un ulteriore ettaro di terreno per ampliare la zona di ricerca. 

13 aprile 2021
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OLBIA. Lo scavo sta per cominciare. Il nuraghe sarà trascinato fuori dal dimenticatoio. Ma non solo. Pure l’area attorno sarà studiata e ispezionata, anche con l’obiettivo di trovare altre strutture millenarie. Magari una tomba dei giganti. I soldi ci sono: un milione di euro stanziato dal ministero dei Beni cultuali, e poi passato per il segretariato della Regione, per scavare, valorizzare e rendere visitabile il Belveghile, il nuraghe che da oltre trent’anni si trova sepolto sotto le travi in cemento della circonvallazione ovest. Una mano arriva anche dal Cipnes. Il consorzio industriale ha deciso di mettere a disposizione del ministero un ettaro di terra per la ricerca di altri resti e rendere accessibile il sito.

Il nuraghe. La storia è nota. Negli anni Ottanta, durante i lavori della circonvallazione, finanziata dal Nucleo per l’industrializzazione di Olbia, l’attuale Cipnes, venne scoperto un nuraghe interrato. Il Belveghile fu quindi scavato dalla Soprintendenza, con l’archeologo Antonio Sanciu, e riportato alla luce con il sostegno economico dello stesso Nucleo di industrializzazione. La strada, però, fu fatta passare esattamente sopra l’antico monumento, secondo il tracciato progettato prima del ritrovamento. Dimenticato per anni sotto il viadotto, il nuraghe si è ripreso la rivincita quando, più di un anno fa, la Soprintendenza ha ottenuto un finanziamento di un milione di euro.

Il Cipnes. Il Consorzio industriale ora annuncia di aver messo a disposizione del ministero un ettaro di terreno attorno al nuraghe e di rinunciare al premio di rinvenimento di ulteriori strutture. «Noi del Cipnes, ma credo tutti in Sardegna, in primis la Regione – spiega il presidente, Gianni Sarti – sentiamo una grande responsabilità verso i beni archeologici: contribuiscono a definire la nostra identità e sono uno straordinario strumento di promozione culturale e turistica della Sardegna. Per il nuraghe Belveghile, vogliamo fare la nostra parte, augurandoci che gli archeologici possano arricchire ancor di più la nostra storia e trovare nuovi resti. È il primo intervento di un piano strategico: il Cipnes, insieme al ministero della Cultura e al Segretariato regionale, intende lavorare a un progetto di recupero e valorizzazione di tutti i beni archeologici presenti nelle nostre aree».

Cosa ci si aspetta. La Soprintendenza, della quale il responsabile locale è Francesco Carrera, comincerà a intervenire nel giro di poche settimane. L’obiettivo è scavare e rendere accessibile il Belveghile. Inoltre, nel terreno concesso dal Cipnes, gli archeologi, che lavoreranno fino al 2022, potrebbero anche imbattersi in altre strutture che si trovano attualmente sottoterra. «In base agli studi di tre ricercatori, Pietro Tamponi a fine Ottocento e Dionigi Panedda e Antonio Taramelli nel Novecento, nell’area dovrebbe esserci una tomba dei giganti – spiegano dal Cipnes -. Alcune pietre squadrate e allungate consentono di ipotizzare la sua presenza a pochi metri dalle capanne del villaggio che solo l’indagine stratigrafica potrà verificare». (d.b.)

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