La Nuova Sardegna

Olbia

Ipsar, alunni maratoneti e docenti tassisti

Ipsar, alunni maratoneti e docenti tassisti

Arzachena. Lavori di ristrutturazione interrotti, studenti del convitto avanti e indietro dall’hotel dove sono stati trasferiti

18 ottobre 2021
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ARZACHENA. Tutti i giorni, da quando sono cominciate le lezioni, una settantina di futuri chef, maître d’hotel, pasticceri ecc. arrivati ad Arzachena da tutta la Sardegna vanno avanti e indietro con zaini sulle spalle e trolley più volte al giorno tra l’albergo che li ospita temporaneamente e l’istituto dove studiano, l’Ipsar Costa Smeralda, in viale Paolo Dettori. Studenti-maratoneti, si autodefiniscono senza alcuna voglia di scherzare. Il fatto è che il convitto annesso alla scuola alberghiera, che dovrebbe essere la loro casa, è inutilizzabile. Lavori di ristrutturazione in corso nell’ambito del progetto Iscol@, finanziato dalla Regione e gestito dalla Zona omogenea Olbia Tempio della Provincia di Sassari. Cominciati ad aprile, sono stati sospesi a giugno. Dovevano finire entro l’estate ma, se andrà bene, bisognerà aspettare gennaio. Per i ragazzi il problema è serio. E infatti annunciano azioni di protesta, ottenendo la solidarietà del dirigente Antonello Pannella, che guida una scuola con 450 studenti, un quinto dei quali ospiti del convitto. Solidali anche i docenti: da oggi faranno i tassisti, andranno con le loro auto a prendere gli allievi all’hotel per portarli a scuola.

I ragazzi convittori spiegano la loro situazione: «Siamo stati trasferiti in un hotel convenzionato, che dista dalla scuola ben 1,7 chilometri. Non avendo a disposizione nessun mezzo di trasporto pubblico o privato, siamo costretti a percorrere la strada a piedi per quattro volte al giorno, trasportando le valigie e gli zaini carichi di materiale scolastico, talvolta in giornate piovose e ventose. Arriviamo in classe stravolti, anche perché per arrivare in tempo per la colazione occorre spostarsi a passo spedito. I lavori del convitto si sarebbero dovuti concludere ad agosto, ma di fatto la ristrutturazione è bloccata da giugno. A quanto è dato sapere, la sospensione è dovuta a un contenzioso tra ditta esecutrice e ente appaltante, la Provincia». I disagi, spiegano i ragazzi, non riguardano solo loro ma anche educatori e personale Ata, tutti costretti più volte al giorno a lunghi spostamenti. Sono delusi, le aspettative sono state tradite. «Il 90% degli studenti convittori – scrivono – ha scelto questo plesso scolastico con la consapevolezza di poter frequentare una delle istruzioni migliori dell’Isola, e soprattutto con il servizio del convitto all’interno della struttura dell’istituto, considerando che la gran parte proviene dal centro e dal sud della Sardegna». Gli studenti temono di non vedere il convitto ultimato per molto tempo. «Tutto questo – denunciano – provoca una pressione psicologica che si ripercuote sul rendimento scolastico». Anche perché, come riconosce il preside Pannella, i lavori hanno come conseguenza altri problemi: la palestra scolastica ridotta a magazzino degli arredi del convitto, aule inutilizzabili. I ragazzi dell’Ipsar vogliono studiare nelle migliori condizioni e non possono farlo. Annunciano «varie forme di protesta, con conseguente perdita di numerose ore di lezione che richiederanno la mobilitazione delle forze dell’ordine, dei docenti e del dirigente scolastico, nella speranza che questo possa servire a smuovere le acque e risolvere la situazione di cui siamo vittime» Difficile dar loro torto. E infatti il preside non lo fa. «Ho parlato con gli studenti – afferma –, condivido la loro preoccupazione. Non voglio fare polemiche con gli enti interessati, ma il ritardo nei lavori c’è e sta provocando problemi gravi. Anche le famiglie sono preoccupate». L’Ipsar di Arzachena, secondo la Fondazione Agnelli, è tra le scuole italiane che garantiscono più facilmente l’accesso al lavoro. Il 59% – ricorda il dirigente – trova occupazione nel primo anno post diploma. La Costa Smeralda è uno dei principali approdi. Che i lavori per migliorare l’istituto diventino un ostacolo sa un po’ di beffa. (a.se.)

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