Le intestano tre società a sua insaputa
La guardia di finanza indaga sulla denuncia di una donna olbiese in tv a “Le Iene”
26 febbraio 2022
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OLBIA. Faceva le pulizie e improvvisamente ha scoperto che gli erano state intestate a sua insaputa tre società. È l’incredibile storia rimbalzata a livello nazionale e raccontata alla trasmissione “Le Iene” da Barbara Casula. La donna, di Olbia, sarebbe diventata proprietaria e amministratrice delle società dove era andata a fare le pulizie, a Roma. E dietro a tutto, dice lei, ci sarebbe un maggiore dei carabinieri, Biagio Simonetti, che nel 2003, quando ha inizio l’intricata vicenda, prestava servizio nella caserma di Olbia. A Luigi Pelazza, che ha curato il servizio, Barbara Casula ha raccontato di aver scoperto delle società il giorno in cui si era rivolta al Caf per chiedere la disoccupazione dopo aver svolto un lavoro stagionale. Disoccupazione che, ovviamente, non gli è stata data perché non ne aveva diritto, così come gli è stato tolto il reddito di cittadinanza. «Oggi mi ritrovo a non ricevere nessun aiuto», dice la donna. Sul caso denunciato dall’olbiese sono state aperte due inchieste: una da parte della guardia di finanza, l’altra, dall’Arma dei carabinieri.
La storia comincia nel 2003 quando Barbara Casula inizia a fare le pulizie nella caserma dei carabinieri di Olbia. Poi, stando al suo racconto, va a fare le pulizie anche a casa di Simonetti. Lavoro pagato sempre in nero. E quando lui viene trasferito a Roma (e promosso maggiore), nel 2016, lei accetta la proposta di trasferirsi a sua volta. A Roma si occupa delle pulizie di uno stabile sede di tre società che operano nel campo delle costruzioni edili e di prodotti sanitari riconducibili a Simonetti. Barbara Casula spiega che, dopo un anno, a causa di problemi familiari, ritorna a Olbia dove trova un lavoro stagionale. Quando finisce si rivolge al Caf per chiedere la disoccupazione. E lì scopre di non averne diritto perché era amministratrice delle società. Ma c’è di più. A oggi, infatti, le società da lei amministrate sulla carta avrebbero accumulato un debito nei confronti del fisco di 324mila euro. Barbara dice di non avere mai firmato l’atto con cui la precedente amministratrice vendeva a lei le quote delle società, incassando 50mila euro: qualcuno avrebbe falsificato la firma davanti al notaio.
Lo stesso notaio raggiunto al telefono da Pelazza ha detto che era già andata la finanza a cui aveva consegnato tutta la documentazione. Si attendono ora gli sviluppi dell’inchiesta. (t.s.)
La storia comincia nel 2003 quando Barbara Casula inizia a fare le pulizie nella caserma dei carabinieri di Olbia. Poi, stando al suo racconto, va a fare le pulizie anche a casa di Simonetti. Lavoro pagato sempre in nero. E quando lui viene trasferito a Roma (e promosso maggiore), nel 2016, lei accetta la proposta di trasferirsi a sua volta. A Roma si occupa delle pulizie di uno stabile sede di tre società che operano nel campo delle costruzioni edili e di prodotti sanitari riconducibili a Simonetti. Barbara Casula spiega che, dopo un anno, a causa di problemi familiari, ritorna a Olbia dove trova un lavoro stagionale. Quando finisce si rivolge al Caf per chiedere la disoccupazione. E lì scopre di non averne diritto perché era amministratrice delle società. Ma c’è di più. A oggi, infatti, le società da lei amministrate sulla carta avrebbero accumulato un debito nei confronti del fisco di 324mila euro. Barbara dice di non avere mai firmato l’atto con cui la precedente amministratrice vendeva a lei le quote delle società, incassando 50mila euro: qualcuno avrebbe falsificato la firma davanti al notaio.
Lo stesso notaio raggiunto al telefono da Pelazza ha detto che era già andata la finanza a cui aveva consegnato tutta la documentazione. Si attendono ora gli sviluppi dell’inchiesta. (t.s.)