Golfo Aranci, lezione in spiaggia con Cousteau
Il programma di riforestazione della posidonia: protagonisti gli scolari e l’esploratore francese nipote del mitico Jacques
GOLFO ARANCI. «Action!», come nei film ma per davvero. Anzi, il senso era proprio portare la teoria a livello pratico: e capire cosa significano quei concetti seriosi come salvaguardia, tutela, educazione ambientale direttamente guardando i colori del mare e sentendo il suono delle onde.
Il progetto. In occasione della prima fase del “progetto Posidonia”, sotto lo sguardo attento dei loro docenti e dell’Ufficio circondariale marittimo, i piccoli alunni delle elementari e medie di Golfo Aranci hanno lavorato in spiaggia da studiosi provetti con un professore d’eccezione, l’esploratore Philippe Cousteau jr. «L’unico modo per educare all’ambiente è agire: ho girato il mondo, eppure è oggi uno dei momenti che più mi riempie di speranza», così l’ambientalista franco-americano, nipote del mitico esploratore Jacques Cousteau e fondatore di EarthEco, che insieme a Worldrise guida questo innovativo programma di riforestazione della posidonia proprio a Golfo Aranci. È un progetto che porterà l’attenzione di esperti da tutto il mondo e promette pubblicazioni scientifiche interessanti. A maggio migliaia di piante verranno immerse ma nel frattempo ieri decine di alunni hanno imparato a conoscere il mare sotto casa, più da vicino e con maggiore consapevolezza.
Scuola in spiaggia. Curiosi e soprattutto preparati. Grazie alle lezioni che in questi giorni hanno già imparato in aula, studenti e studentesse della scuola elementare “Zannini” e media “Traverso” sapevano già cosa fare. Tutti con il proprio kit in mano, un barattolo che per l’occasione è diventato vaso delle piccole meraviglie con gli strumenti per misurare la temperatura dell’acqua, la qualità, la torbidità, l’ossigenazione e altri i parametri guidati dal team Worldrise. Mentre alcune piccole alunne delle elementari portavano in spalla il sacco con i rifiuti raccolti in spiaggia – prendendo il cinque da Cousteau e gli applausi da tutti –, i compagni delle medie si sono messi in cerchio, taccuino in mano, a fare i cronisti con l’esploratore giramondo.
La star dei mari. La specie più pericolosa è «la cubomedusa. Capace di uccidere in 60 secondi». La prima esplorazione? «A 16 anni in Papua Nuova Guinea, un’immersione insieme a un piccolo squalo», Philippe Cousteau, l’erede della famiglia di esploratori, si meraviglia sulla spiaggia di Golfo Aranci come davanti a una creatura marina. «Ho l’opportunità di lavorare ovunque, di passare dai pinguini al Mar Rosso, ma il lavoro che mi dà più speranza è stare qui stamattina». «Hope» e «action» sono le parole che usa di più: «Per parlare di conservazione ambientale serve partire dall’educazione e la consapevolezza non crea azione, semmai è il contrario. I nostri giovani sono il futuro perché possono cambiare la società, la politica». In questi anni l’aspetto green sta davvero migliorando le nostre abitudini? «Certo, faccio un esempio – dice Cousteau –. Alle elezioni presidenziali Usa nel 2016 neanche una domanda sul clima. Alle elezioni 2021 è stato il tema principale».
I documentari e le spedizioni del nonno Jacques hanno riempito gli occhi e l’immaginario di generazioni. «La sua eredità è stato un regalo ma anche una responsabilità», racconta. E per l'ambientalista sono i progetti come quello di Golfo Aranci il miglior seme da piantare. Anche sott’acqua. «Non ero mai stato in Sardegna, che bel posto… certamente la conoscevo, essendomi laureato in Storia, un'isola che esiste da sempre. Amo il formaggio, il pane carasau, il vino è amazing…».
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