La Nuova Sardegna

Olbia

Celebrazione

Omaggio in musica a Pino d’Olbia nel giorno del suo 88°compleanno

di Paolo Ardovino
Omaggio in musica a Pino d’Olbia  nel giorno del suo 88°compleanno

Il 19 aprile serata tributo all’iconico artista scomparso nel luglio 2022 che rivivrà nelle voci dei colleghi

15 aprile 2023
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Olbia Avrebbe compiuto 88 anni tra pochi giorni, esattamente il 19 aprile. Pino d’Olbia, iconico cantante che ha saputo portare l’isola dall’altra parte del Tirreno, è scomparso a luglio 2022 ma nel giorno del suo compleanno rivivrà attraverso tante altre voci.

L’evento inverte l’ordine usuale e si intitola “Olbia per Pino”, pensato come omaggio all’artista: l’appuntamento è per le ore 19 al museo archeologico, organizzato in collaborazione dall’assessorato comunale alla Cultura e l’Archivio Mario Cervo. Sul palco, presentati da Tommy Rossi, si esibiranno artisti di differenti generazioni. Tore Nieddu, Gruppo Isola, Paoluccio Masala con Mirko Putzu e Giacomo Gabriele Deiana, Giovanni e Giantore Budroni con Mauro Fiorentino, Fronte del Porto, Lorena Pinna, Terzo Tempo, Mauro Mibelli e Nicole Ruzittu, Simo e Sere, Angelo Bonomo e Michele Buono, Franca Pinna, Gianfranco Salis. "Ajo ajo" è forse il successo che l'ha accompagnato per tutta la vita, poi però anche "Addiu vidda mea", le interpretazioni di "Welcome to Costa Smeralda", "Bruna isolana", "Bella olbiesina". Pino D’Olbia, all’anagrafe Giuseppe Fadda, nel 1960 inizia il sodalizio con la casa discografica Cgd di Milano, con la quale firma un contratto che lo porta a incidere circa venti 45 giri e un Lp. Le prime incisioni sono le canzoni composte in gallurese proprio da Astro e la figlia Elda Mari: “Ajo Ajo”, “Lu cantu di lu banditu”, “Cantendi in lu riu” e “Addiu vidda mea”. Nel 1974 incide con la prima casa discografica sarda, la Nuraghe, altri due 45 giri e una musicassetta. A cui se ne aggiunge un'altra nell'88 con la Harmony dei fratelli Budroni. L'ultimo periodo è con il "Gruppo isola" con Nardo e Mario Pischedda, Tore Nieddu e Gianfranco Salis, con cui ha girato per il mondo: in Australia, Russia, Spagna, Austria e Germania. Leggendario l'episodio che dà il via alla carriera di Pino d’Olbia, alla fine degli anni Cinquanta. Da Tempio, paese d’origine, si era spostato a Olbia e qui lavora come cameriere al ristorante dell’Hotel Minerva, al centro storico. Una sera tra i tavoli incontra Astro Mari e lo porterà alla ribalta nazionale.

L’aneddoto viene ripreso in apertura di un articolo nelle pagine regionali del “Tempo”, riesumato dall’Archivio Mario Cervo. Datato 16 febbraio 1961, titola così: "I dischi di Pino d’Olbia, già in circolazione in Italia, non sfigurerebbero in una trasmissione del ‘Discobolo’ “. «Ad un giovane cameriere di albergo che da mane a sera sale e scende in ascensore per correre da una camera all’altra; o serve piatti di zuppe di cozze e spaghetti alla marinara, canticchiando motivi in voga con voce carezzevole e aggraziata, provate ad offrirgli a bruciapelo, la possibilità di lanciarlo nel mondo della musica leggera. Vedrete che tra l’incredulo e il trasognato vi risponderà deciso: “Sì!” […] è quello che è accaduto al cantante sardo Pino d’Olbia, alias Giuseppe Fadda, il quale ha avuto la fortuna di servire il poeta sardo Astro Mari». Portato a Roma, il giovane cantante viene affidato al maestro di canto Ovidio Sarra, pianista personale di Claudio Villa, «e sgrossato dei difetti vocali», mentre Astro Mari «si mise al lavoro per preparare una sorpresa al cantante: gli sottopose quattro canzoni in dialetto sardo gallurese. Pino d’Olbia – nome affibbiatogli dal poeta – impallidì e per poco non svenne. «Ma come – disse – canzoni sarde? Ma io voglio cantare in lingua come tutti i moderni divi”. “Ah sì? – gli rispose il maestro – allora, riprendi il piroscafo e tornatene in Sardegna”. Il giovane cantante pianse». Poi, con dovizia di particolari, il racconto prosegue: «Alla fine obbedì. Ascoltò le canzoni che il maestro gli accennò al piano e pianse ancora. Questa volta, però, pianse di gioia. Non si aspettava di trovarsi di fronte a delle canzoni così modernamente belle. Con quel dialetto gallurese, che è il più dolce e comprensibile della lingua sarda».
 

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