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Olbia, armi, droga e cadaveri: i misteri di San Vittore

di Marco Bittau
Olbia, armi, droga e cadaveri: i misteri di San Vittore

Nuova battuta in campagna: nessuna traccia di Rosa Bechere. L’accesso alla chiesetta campestre è stato chiuso e sigillato

08 giugno 2023
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Olbia Santu Ittaru non fa il miracolo e di Rosa Bechere, o quel che ne resta, continua a non esserci traccia. Al secondo giorno di battuta nelle campagne di San Vittore i Cacciatori di Sardegna giunti da Abbasanta hanno chiuso, recintato e sigillato l’accesso alla chiesetta campestre tanto cara agli olbiesi. La battuta comincia da lì e in azione c’è anche l’unità cinofila, giunta appositamente da Bologna, specializzata nella ricerca di cadaveri sotto terra. Tutta la zona è presidiata come se si stesse stringendo una morsa intorno a un ipotetico nascondiglio, un pozzo artesiano, un vecchio rudere, un macchione di rovi o semplicemente una porcilaia. Qualunque posto è buono per consegnare un cadavere al nulla assoluto. Dove nessuno ti troverà, come il romanzo della scrittrice noir spagnola Alicia Giménez Bartlett, buona ispiratrice per storiacce di questo tipo.

Ma siamo veramente sicuri che gli investigatori a San Vittore stiano davvero cercando un cadavere? Annunci roboanti qualche giorno prima dell’avvio delle operazioni, carovane di tipo militare nelle stradine di campagna, carabinieri in tuta mimetica davanti al sagrato della chiesa. È tutto molto insolito per i cronisti abituati alle indagini condotte in silenzio, lontano da sguardi e obiettivi indiscreti. Come se si volesse far sapere a tutti che l’attenzione è concentrata in un determinato luogo, con l’intento però di provocare una reazione altrove. E ritorna in mente l’unica volta che compare San Vittore nelle carte dell’inchiesta (o meglio, nelle intercettazioni telefoniche). Ne parlava Maria Giovanna Meloni – la donna indagata insieme al compagno Giorgio Beccu, entrambi accusati di rapina, omicidio e occultamento di cadavere – ma riferiva cose dette da altri, nel condominio infernale di via Petta, rione San Nicola (non lontano in linea d’aria da San Vittore) dove viveva Rosa Bechere insieme al compagno, Davide Iannelli, detenuto nel carcere di Bancali e sotto processo in corte d’assise per l’omicidio di Tony Cozzolino, bruciato vivo nel mese di marzo dell’anno scorso al termine dell’ennesima lite tra vicini di casa. Allora si diceva di San Vittore crocevia di malaffare e nascondiglio impenetrabile di armi e droga. Un buon punto di partenza per cercare lì anche un cadavere e recuperare il bandolo della matassa di un giallo che più giallo non si può.

Le operazioni di ricerca dovrebbero proseguire ancora oggi. In campo sempre i Cacciatori di Sardegna e l’unità cinofila, ma si parla insistentemente anche di un elicottero per sorvolare le zone più impervie.

Nell’attesa, le indagini della Procura di Tempio partono sempre da un punto fermo: Rosa Bechere è stata uccisa e il suo corpo fatto sparire chissadove, forse alla fine di novembre dell’anno scorso. Gli indagati restano due: Maria Giovanna Meloni (43 anni, di Olbia) e il compagno Giorgio Beccu (49 anni, di Berchidda). Secondo l’accusa, la coppia di presunti amici di Rosa Bechere avrebbe ucciso la donna, sessantenne, invalida, dopo averle sottratto tutti i risparmi custoditi in casa e prosciugato il conto postale dove veniva accreditato il reddito di cittadinanza intestato alla donna. Un gioco da ragazzi facilitato dalle pesanti dosi di un farmaco a base di benzodiazepine usato per stordire l’invalida che, comunque, a un certo punto si sarebbe accorta di tutto. La Meloni e Beccu si sono sempre difesi negando ogni accusa e rivendicando di essere stati gli unici amici della povera Rosa, rimasta sola e indifesa dopo l’arresto di Iannelli.

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