La Nuova Sardegna

Olbia

Ciclone Cleopatra 10 anni dopo

L’odissea dei piani antialluvione: i progetti sono ancora sulla carta

di Serena Lullia
L’odissea dei piani antialluvione: i progetti sono ancora sulla carta

Il piano “Mancini” affossato, Olbia aspetta le opere promesse e indispensabili

17 novembre 2023
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Olbia Quando nel pomeriggio del 18 novembre l’onda di piena travolge case, sventra palazzi, sbriciola strade, i cittadini non capiscono bene cosa stia accadendo. Il ciclone Cleopatra piomba all’improvviso e nessuno sa come comportarsi. Nessuno ha mai sentito parlare di rischio idraulico, le alluvioni sono fenomeni visti solo in Tv. La gente reagisce d’istinto, sale in auto e percorre strade trasformate in impetuosi fiumi, cerca di mettere al sicuro gli oggetti più preziosi dalle case. Non sa che bisogna abbandonare i piani terra, che non si deve salire in macchina. Nel frattempo Cleopatra si porta via tutto ciò che trova al suo passaggio. I fiumi, molti tombati, esplodono con la furia di chi trova la libertà dopo anni di prigionia, divorano ponti, deglutiscono case, asfalti. Vite. Dal giorno dopo, mentre la città si risveglia nell’incubo del fango, della morte e della distruzione la classe politica capisce che una città costruita sui canali, con 17 piani di risanamento, cioè quartieri abusivi sanati, ha bisogno di un piano straordinario di messa in sicurezza. L’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianni Giovannelli, insieme al Governo, si mette al lavoro in questa direzione. Due le parole d’ordine. Sicurezza e rapidità. C’è una città da ricostruire, quartieri interi come Isticadeddu e Baratta sotto l’acqua e il fango. Famiglie sfollate, persone che hanno perso tutto, attività commerciali spazzate via. La strada di Monte Pino è crollata. La parte alta di via Vittorio Veneto ha una voragine, sembra che sia stata bombardata.

Mentre ci si interroga sulle responsabilità, il Comune incarica un luminare dell’ingegneria idraulica, Marco Mancini, di studiare il territorio e capire come rendere concreta la frase che risuona come un mantra: “Mai più”. Il cuore del progetto, oltre all’abbattimento delle cosiddette opere incongrue, cioè ponti e canali tombati, prevede la realizzazione di quattro dighe per contenere l’acqua in eccesso in caso di fenomeni straordinari. Il polemico via libera del consiglio comunale nel 2015 inaugura una battaglia politica senza precedenti contro il Piano Mancini. Che nel frattempo ottiene il finanziamento di 150 milioni di euro dallo Stato. Il progetto viene definitivamente affossato nel dicembre 2020 perché non ottiene la fondamentale Valutazione di impatto ambientale.

Nel corso degli anni, mentre la città invoca opere e tempi certi e si illude che «questa sarà la volta buona», Olbia va avanti. Gli olbiesi tirano fuori forza, determinazione e orgoglio. Le case vengono sistemate, i negozi riprendono a vivere, la locomotiva economica della Sardegna ritorna sui binari e riprende la sua corsa. Ma resta bloccata perché in molte aree, fino alla costruzione delle opere, l’attività edilizia è congelata. Vengono abbattuti ponti tappo, altri vengono ricostruiti. La strada di Monte Pino dopo 10 anni resta chiusa. Incastrata tra promesse politiche, trappole burocratiche e vicende giudiziarie. Gli olbiesi dopo 10 anni hanno imparato come ci si deve comportare in caso di allerta meteo di criticità elevata. Ma aspettano ancora le opere che, in caso di un evento simile a Cleopatra, la salverebbero dal ripetersi del disastro del 2013.

Proprio tre giorni fa l’amministrazione del sindaco Settimo Nizzi ha presentato il progetto anti-alluvione “Olbia e le sue acque” che dovrà ottenere l’autorizzazione dell’Ardis e la Valutazione di impatto ambientale. I pilastri della messa in sicurezza sono due gallerie in parte scavate nel granito che dovranno ridurre la portata delle acque in ingresso a Olbia del 50%. Per la realizzazione serviranno altri 100 milioni a causa dell’aumento dei costi dei materiali. Risorse che la giunta regionale ha messo in bilancio e che dovranno essere confermate dal consiglio regionale.

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