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La storia

Olbia, il sarto di 27 anni venuto dal Senegal: «Diventerò uno stilista, ora insegno il cucito ai detenuti»

di Stefania Puorro
Olbia, il sarto di 27 anni venuto dal Senegal: «Diventerò uno stilista, ora insegno il cucito ai detenuti»

Dame Ngon ha aperto la sua sartoria quattro anni fa. «Ho clienti da tutta l’isola, presto mi sposterò in un locale più grande»

30 marzo 2024
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Olbia. I tessuti gli scivolano tra le mani. Li apre, li capovolge, li taglia. E crea. «Parto completamente da zero e senza usare i cartamodelli», precisa. Trasforma così le stoffe in creazioni meravigliose, realizza abiti da sposa o da gran sera con seta e pizzi pregiati, usa il velluto, il cotone o il lino per giacche e pantaloni. Dame Ngon, 27 anni, originario del Senegal, apre la porta della sua sartoria “Ago e Filo”, in via San Simplicio, sempre con il sorriso. Lavora sodo, senza fermarsi un attimo, e accontenta centinaia di clienti. Il suo grande sogno è quello di diventare uno stilista affermato e lui ce le metterà tutta per realizzarlo. È un ragazzo che ama le sfide e che vuole crescere. Con lui lavorano quattro dipendenti, a cui ha insegnato a cucire, e sta cercando ancora una volenterosa segretaria che possa dargli una mano. Ora sta per aprire un nuovo locale, qualche metro più in là. «L’ho acquistato, è molto più grande – dice – e ci consentirà di offrire un servizio ancora più ampio. Potremmo occuparci pure dei rivestimenti interni delle barche. Senza però dimenticare la piccola sartoria, che è la quotidianità». Il campanello di “Ago e Filo”, suona di continuo. I clienti fanno la fila e non solo per far stringere o allargare una gonna o per fare un orlo. C’è chi arriva con le richieste più insolite «perché so che qui si risolve qualunque problema – dice un giovane papà –. Ecco, io ho un trampolino per bambini casalingo, sul quale non si può più saltare. Le cuciture del tessuto robusto hanno ceduto». Dame non tentenna, lo riparerà.

L’inizio. La sartoria è stata aperta nel 2020. «Eravamo in periodo di Covid – ricorda Dame –, ma ho deciso di partire comunque. Se mi aspettavo un successo simile? Con molta umiltà dico di sì. Sono consapevole del mio talento ed ero convinto che con il mio lavoro, la mia competenza e la mia serietà avrei conquistato gli olbiesi e non solo. E infatti ho clienti che arrivano da ogni parte dell’isola. Nel mio passato, ovviamente, ci sono tanti lavoretti. Ho fatto il cameriere, il lavapiatti, l’ambulante in spiaggia. Ma avevo sempre in tasca il mio diploma in sartoria, ottenuto in Senegal, e sapevo che la mia vita avrebbe preso la direzione che desideravo. D’altra parte in famiglia ci sono molti sarti e sin da piccolo mi muovevo tra tessuti, aghi, fili, metri e forbici. Mio padre si trovava già a Olbia e così ho deciso di stabilirmi qui per cominciare a fare il sarto».

Un corso in carcere. «Ci sono tante persone a cui voglio dire grazie per il sostegno e gli aiuti che mi hanno sempre dato in questi anni. Una in particolare è Domenico Ruzittu, direttore della Caritas diocesana di Tempio Ampurias. Lui, sempre al mio fianco, mi ha chiesto se fossi interessato a tenere un corso di cucito in carcere. E ora vado a Nuchis una volta la settimana. Ho un bel gruppo di allievi che si stanno appassionando e stanno diventando davvero bravi. Durante l’ultima lezione abbiamo creato un paio di pantaloni sempre da zero. A ognuno di loro ho dato un compito e lo hanno svolto in modo eccellente. Con me si divertono, scherzano, si raccontano. Mi hanno persino chiesto di incrementare le giornate di lezione settimanali. Ne sarei veramente felice e appena trasferirò l’attività nel nuovo locale, di sicuro avrò più tempo. E poi arriveranno dal Senegal e lavoreranno con me due miei fratelli e uno zio. In questo modo potrò dedicarmi a ciò che amo di più: disegnare e creare abiti. Qualche tempo fa ho partecipato a Venezia a una sfilata dedicata ai nuovi ed emergenti stilisti. Ho presentato una giacca da uomo in velluto che ha ottenuto i migliori consensi. Un trampolino di lancio che fa ben sperare».

Il dispiacere. C’è un fatto, però, che ha creato un grande spiacere a Dame. «Un grande dolore, direi. E ancora oggi sono molto amareggiato. Avevo partecipato a un progetto regionale denominato “Diamante Impresa. Dall’idea al Business, da immigrati a imprenditori”. La mia idea risultò vincente e avrei dovuto ottenere 25mila euro. Quei soldi però non li ho mai visti. Mi dissero che io non avevo un permesso di soggiorno a tempo indeterminato e che il mio (di due anni) mi tagliava fuori. Nel bando però non c’era alcuna indicazione in merito, nulla di tutto ciò era stato specificato. Una situazione secondo me profondamente ingiusta, che mi ha fatto molto male». Quel denaro Dame lo avrebbe dovuto utilizzare proprio per aprire la sartoria. Ma con la sua determinazione e la grande forza di volontà è riuscito comunque a raggiungere il suo obiettivo. E adesso per lui la strada sarà sicuramente tutta in discesa.

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