Olbia, l’antico cimitero nel degrado: «Qui un museo su San Simplicio»
Don Francesco Tamponi: «Si può recuperare». Nella basilica ripartono le visite guidate
Olbia. La casa dell’eterno riposo spera adesso di passare a miglior vita. E quindi via le erbacce e la vernice colorata delle bombolette spray. Meglio una piccola struttura museale da dedicare per esempio alla prima cristianizzazione di Olbia. Insomma, anche al periodo in cui San Simplicio predicava il Vangelo per le strade della città romana, prima di essere trafitto da una lancia. Del recupero del piccolo cimitero ottocentesco di via Fera se ne parla da anni. Ed è soprattutto don Francesco Tamponi, direttore dell’Ufficio beni culturali della Diocesi, a sperarci e ad avere le idee piuttosto chiare. La struttura, che fino a pochi anni fa ospitava centinaia di scheletri abbandonati in mezzo ai rifiuti, si trova su un cucuzzolo poco lontano dalla basilica di San Simplicio. Non è ancora ben chiaro a chi appartenga, se al Comune o a qualche altro ente, ma è un ostacolo che si può comunque superare. La Diocesi, in ogni caso, è pronta a fare la sua parte. «L’obiettivo – dice don Tamponi – è trasformarlo in un punto base dove mostrare la prima cristianizzazione di Olbia e dell’isola, collegandolo naturalmente al culto del martire Simplicio». Un progetto che rientrerebbe nel più grande piano di valorizzazione da tempo messo in campo dal Sistema museale diocesano. Un percorso che comprende anche la basilica olbiese, dove, per esempio, da pochi mesi è ripartito il servizio delle visite guidate. Gli ingressi giornalieri, fedeli in preghiera a parte, sono centinaia.
Il cimitero. Fu realizzato negli anni Trenta dell’Ottocento quando fu vietata la sepoltura nei centri abitati. Gli olbiesi venivano sepolti nelle cripte di San Paolo e, per far digerire alla comunità il radicale cambiamento, fu realizzato un cimitero quasi a forma di chiesa. Per questo la struttura di via Fera, oggi in pieno centro, si presenta con tre navate e due cripte. Sostituito da quello di via Roma a fine Ottocento, il vecchio cimitero di Olbia è da allora in totale stato di abbandono. «Lo spazio è quadrato – spiega don Tamponi –. Ci sono tre ali con porticati e poi due ambienti sotterranei che possono essere utilizzati come spazi espositivi. C’è una bella commistione tra l’aperto e il semichiuso. Ci si potrebbe fare di tutto. Mostre, eventi». Qui, per esempio, potrebbero anche essere esposti numerosi reperti. Come per esempio le reliquie di Simplicio e di altri martiri che furono mostrate alla città dopo la ricognizione e gli studi del 2005.
La basilica. Nel frattempo l’Ufficio beni culturali della Diocesi sta portando avanti il progetto di valorizzazione della chiesa di San Simplicio, anche con la collaborazione dell’Aspo – e quindi del Comune –, che per esempio accompagna i turisti a bordo del trenino. È stato riattivato il servizio di accoglienza nella basilica e, a maggio e giugno, è stata registrata una media di ingressi giornalieri compresa tra i 100 e 150 ticket. Il costo massimo è 4 euro, ma per gli olbiesi le visite sono gratuite. «L’obiettivo è restituire la memoria alla comunità – dice don Tamponi –. Adesso, inoltre, non c’è più un consumo superficiale della bellezza e del sacro». La Diocesi, tra le altre cose, ha appena rinnovato il sito del suo sistema museale.