La Nuova Sardegna

Olbia

La sentenza

In tre sotto accusa per falso, assolta la segretaria comunale

In tre sotto accusa per falso, assolta la segretaria comunale

Trinità D’Agultu, gli altri imputati condannati a otto mesi

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Trinità D’Agultu Erano accusati di aver prodotto una perizia tecnico agronomica falsificata che era stata allegata alla pratica edilizia presentata al comune di Trinità d’Agultu. Perizia che portava la firma dell’agronomo Cristian Prunas, il quale aveva disconosciuto la paternità del documento, non potendo peraltro in quel periodo ricevere l’incarico da privati perché era stato assunto dal Comune di Sassari. Imputati con l’accusa di falso, Maria Irene Carbini, proprietaria del terreno, a Trinità d’Agultu, Giacomo Sechi, il tecnico incaricato dalla Carbini di occuparsi delle pratiche per realizzare l’abitazione, e l’allora segretaria comunale del comune di Trinità, Giovanna Maria Piga (ora in pensione). Il processo si è concluso oggi 6 maggio. La giudice Caterina Interlandi ha assolto dall’accusa di falso la segretaria comunale, mentre ha condannato a 8 mesi gli altri due imputati, i quali sono stati, invece, assolti dall’accusa di ricettazione. Anche la pm Daniela Fiori aveva chiesto l’assoluzione per la Piga e la condanna per gli altri due per il falso e l’assoluzione per la ricettazione. I fatti si riferiscono al 2017 e 2018. La Piga era accusata di aver attestato falsamente al Comune di Sassari (che chiedeva informazioni in merito), che nel periodo in questione non risultava depositato nell’archivio comunale di Trinità alcun lavoro a firma di Cristian Prunas, mentre secondo l’accusa risultava depositato all’ufficio settore edilizia privata, una perizia tecnico agronomica con la sua firma. I difensori dell’imputata, gli avvocati Gerolamo e Filippo Orecchioni, hanno rimarcato la totale estraneità alle accuse della loro assistita. Oggi ha anche rilasciato in aula spontanee dichiarazioni. Anche i difensori di Carbini, gli avvocati Enrico e Saverio Gatto, e di Sechi, gli avvocati Gianluca Coronas e Giovanni Coronas, hanno sollecitato l’assoluzione sostenendo che il falso non potesse essere ricondotto a loro.

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