La Nuova Sardegna

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Tavolara, rivolta contro il divieto di arrampicata: «Il sindaco ritiri l’ordinanza»

di Dario Budroni

	Un tratto della "Via ferrata degli angeli" a Tavolara
Un tratto della "Via ferrata degli angeli" a Tavolara

Olbia, il Pd sul piede di guerra: «Risposta sbagliata, serve un confronto». Le guide formano un comitato

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Olbia In cima all’isola soffiano venti di rivolta. L’ordinanza firmata dal sindaco Settimo Nizzi genera dure reazioni e anche i primi ricorsi in tribunale. Lo stop alle attività di arrampicata a Tavolara è considerato illegittimo ed eccessivamente rigido. Il gruppo del Partito democratico in consiglio comunale è sul piede di guerra e presenta una mozione per chiedere il ritiro dell’ordinanza. E poi ci sono le guide che, da anni e attraverso anche le vie ferrate, accompagnano fino alla vetta dell’isola olbiese anche turisti provenienti da tutto il mondo. Proprio le guide, assistite da un legale, stanno adesso costituendo un comitato. Questo il nome scelto: Tavolara Libera.

Il Pd. I dem bocciano l’iniziativa del sindaco. E presentano così una mozione, che è stata firmata dai consiglieri Ivana Russu, Antonio Loriga, Gianluca Corda, Maddalena Corda, Rino Piccinnu e Mariangela Marchio. «Pur condividendo la necessità di garantire l’incolumità pubblica, soprattutto in vista dell’aumento delle presenze turistiche e alla luce degli incidenti avvenuti negli ultimi anni, riteniamo questa ordinanza una risposta sbagliata e inefficace a un problema reale – dicono dal Pd –. La sicurezza è anche per noi una priorità, così come è giusto evitare che eventuali interventi di soccorso gravino sulla collettività. Ma vietare in modo totale e permanente l’arrampicata e l’escursionismo non è una scelta lungimirante, né equilibrata». I consiglieri Pd proseguono: «Nella stessa ordinanza si ammette l’assenza di una regolamentazione organica per l’accesso all’area. È proprio questa la vera lacuna da colmare. Ancora una volta questa giunta dimostra la propria incapacità di affrontare le criticità con strumenti adeguati e si affida a divieti assoluti, come già avvenuto con lo smantellamento degli ecobox, la rimozione delle panchine o la chiusura anticipata degli esercizi nel centro storico. Quando non si è in grado di gestire, si vieta. Tavolara, la regina di Olbia, è un patrimonio naturalistico e paesaggistico unico, che merita di essere protetto e tutelato, ma anche reso accessibile in modo sicuro, sostenibile e controllato. Un divieto totale rischia di incentivare pratiche clandestine, penalizzare le guide professioniste del territorio e privare cittadini e turisti di un’esperienza che può invece essere valorizzata e regolata, come avviene in altre aree della Sardegna. Si pensi a Baunei con il Selvaggio Blu o all’accesso regolamentato a Cala Goloritzé». Oltre al ritiro dell’ordinanza i dem chiedono «l’apertura di un tavolo tecnico con istituzioni, operatori del settore, guide ambientali ed escursionistiche, rappresentanti delle comunità locali, per definire insieme un regolamento di fruizione controllata dell’isola, che tuteli l’ambiente e garantisca la sicurezza di chi desidera viverlo in modo responsabile». E infine: «Segnaliamo inoltre che l’ordinanza presenta profili di dubbia legittimità dal punto di vista giuridico, e per questo motivo ne chiederemo l’esame anche alla prefettura».

Le guide. Nel giro di pochi anni Tavolara è diventata una delle mete preferite dagli amanti della natura e dell’escursionismo. Ad accompagnare i gruppi organizzati, fino a Punta Cannone, sono le guide ambientali escursionistiche. «Siamo assolutamente contrari all’ordinanza. Innanzitutto invieremo una nota al prefetto, poi presenteremo un ricorso al Tar» dice la guida  Massimo Putzu, olbiese, che parla a nome del neonato comitato. «L’ordinanza del sindaco presenta un vizio di forma – sostiene Putzu –. Cita l’articolo 54 del Tuel, che fa riferimento a provvedimenti straordinari e imprevedibili. Ma qui non esiste nessuna procedura di urgenza». Secondo le guide del comitato Tavolara Libera sull’isola non esistono particolari pericoli. «Negli ultimi anni il soccorso alpino è intervenuto pochissime volte – prosegue Putzu, che conosce Tavolara meglio delle sue tasche –. In altri luoghi della Sardegna, come per esempio Gorropu, è capitato che i soccorritori siano dovuti intervenire più volte in un solo giorno. Persone che si sono fatte male senza che stessero neanche utilizzando le corde». Massimo Putzu, che due anni fa era stato assolto dal giudice di pace dall’accusa di aver invaso arbitrariamente la proprietà privata a Tavolara della famiglia Marzano, prosegue: «È come se il sindaco di Courmayeur chiudesse il Monte Bianco perché si sono verificati troppi incidenti. Lì simili provvedimenti non si prendono neanche quando c’è il pericolo di valanghe, perché le persone sono tenute a informarsi tramite i bollettini». In altre parole secondo le guide, assistite dall’avvocata Edvige Baldino, se si chiude Tavolara bisognerebbe chiudere tutte le montagne del mondo. Inoltre, sostengono sempre dal nuovo comitato, si fa anche una certa confusione tra arrampicata e via ferrata, che sono due cose diverse. L’obiettivo del sindaco Settimo Nizzi è quello di limitare ogni tipo di attività, ma nell’ordinanza appena firmata si legge che vige «il divieto permanente di svolgere attività di arrampicate (individuali e di gruppo) verso la cima dell’isola di Tavolara». Insomma, il braccio di ferro all’ombra della madonnina di Punta Cannone è appena cominciato.

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