La Nuova Sardegna

Olbia

Le indagini

Le impronte e un telefono incastrano il vandalo della chiesa ortodossa

Le impronte e un telefono incastrano il vandalo della chiesa ortodossa

Profanato il piccolo edificio sacro in uso alla comunità del patriarcato di Mosca

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Olbia Si stringe il cerchio delle indagini sul vandalo che la notte tra sabato e domenica (7-8 giugno) ha profanato la piccola chiesa di Santa Croce, nell’omonima piazzetta del centro storico di Olbia, offerta in uso alla comunità ortodossa che fa riferimento al patriarcato di Mosca. 

Il vandalo, non proprio un genio del crimine, travolto dalla furia iconoclasta, ha dimenticato in chiesa il telefono cellulare, inoltre ha seminato di impronte il pavimento bagnato dall’olio versato da un candelabro che si trovava sull’altare. Infine, ci sono le immagini riprese dalle telecamere della videosorveglianza che potrebbero aver immortalato chi ha fatto irruzione nella chiesa. 

Il primo a denunciare e condannare il raid vandalico è stato il parroco di San Paolo, don Gianni Satta. Il vandalo ha fatto irruzione sfondando il portone d’ingresso. Come una furia, ha distrutto l’icona con il volto di Gesù e il candelabro dell’altare, un pezzo a più braccia colmo dell’olio per l’accensione. Non è stato un colpo da maestro, anzi: il vandalo nella sua foga ha dimenticato nella chiesa profanata nientemeno che il suo telefono cellulare e ai carabinieri adesso basteranno pochi minuti per identificare il proprietario e rintracciarlo.

Si tratta del secondo raid vandalico commesso nelle chiese della Gallura in poche settimane. Pochi giorni fa, infatti, era stata la chiesetta della Maria ausiliatrice, nelle campagne di Monti, a finire nel mirino di ladri e vandali. Su entrambi gli episodi indagano i carabinieri.

«Nel giorno della Pentecoste, nascita della Chiesa, della comunità credente – ha scritto in un solenne post social di condanna don Satta – la primaziale parrocchia di San Paolo esprime la condivisione, nella preghiera di lode e di intercessione al Signore risorto che emette il suo spirito, per la violazione della chiesa di Santa Croce, offerta alla comunità ortodossa che fa riferimento al patriarcato di Mosca. Distrutti l’icona con il volto santo del Signore e il candelabro dell’altare. Il gesto evidentemente anticristiano insieme all’incredulità per la viltà d’altra parte ha suscitato sentimenti di pietà, di fortezza, di pace del Signore verso ogni uomo che libera l’uomo da ogni pulsione di vendetta e di morte».

Nell’attesa della pace e della pietà, sul raid vandalico indagano i carabinieri di Olbia che lavorano su alcune piste e che potrebbero arrivare presto all’identificazione del vandalo profanatore.

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