La Nuova Sardegna

Olbia

Tribunale

Naufragio sugli scogli di Li Nibani: i comandanti dei due yacht dal gup

Naufragio sugli scogli di Li Nibani: i comandanti dei due yacht dal gup

Nello schianto era morto un armatore. Sentenza a settembre

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Porto Cervo Nuova udienza oggi 3 luglio del processo sul tragico naufragio del motoscafo Amore sugli scogli affioranti dell’isolotto di Li Nibani, costato la vita al manager britannico Dean Kronsbein, armatore dello yacht. A giudizio Mario Lallone, di Giulianova, e Luigi Cortese, residente a Olbia, rispettivamente comandanti degli yacht Amore e Sweet Dragon, quest’ultimo di proprietà della famiglia Berlusconi. I due sono accusati in concorso tra loro di naufragio e omicidio colposo per la morte di Kronsbein. Secondo le accuse, la sera del 31 luglio del 2022 le due imbarcazioni entrarono in rotta di collisione nel tratto di mare tra Li Nibani e l'isola delle Rocche, al largo di Porto Cervo: l’Amore andò a schiantarsi contro una roccia e l’impatto fu fatale per l’armatore che riportò lesioni mortali. Entrambi gli imputati hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

Il difensore di Lallone, l’avvocato Egidio Caredda, ha chiesto l’abbreviato condizionato all’esame dell’allora comandante della capitaneria di Porto Cervo, Arialdo Deiara. Che è stato sentito nell’udienza di oggi. Il luogotenente aveva coordinato l’attività di polizia giudiziaria subito dopo i fatti e ha confermato in aula gli accertamenti svolti. Depositata e acquisita agli atti del processo l’inchiesta sommaria eseguita. Nella prossima udienza fissata per il 18 settembre è prevista la discussione delle parti e la sentenza. Cortese è assistito dall’avvocato Fabio Varone. Secondo il capo d’accusa le due imbarcazioni avevano incrociato ad alta velocità (tra i 26 e i 28 nodi) un tratto di mare interdetto alla navigazione. E sempre stando all’imputazione, i due yacht stavano viaggiando in direzione opposta e quando si sono trovati di fronte il comandante dell’Amore aveva accostato a sinistra invece che a dritta come raccomandato dal regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare. Per la Procura di Tempio il risultato di queste condotte sarebbe all’origine della tragedia. (t.s.) 

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