Svolta nel giallo di Portisco: tracce di monossido di carbonio nella cabina di Giovanni Marchionni
Periti al lavoro sul motoscafo dove è stato trovato il corpo senza vita dello skipper 21enne
Olbia Monossido di carbonio rilasciato dalle batterie. Gli accertamenti tecnici eseguiti oggi 27 agosto sull’imbarcazione sotto sequestro, ormeggiata a Portisco, a bordo della quale l’8 agosto scorso era stato trovato privo di vita il 21enne di Bacoli, Giovanni Marchionni, hanno evidenziato importanti anomalie. È emerso che, soprattutto una delle batterie che alimentano i servizi di bordo, quella più vicina a prua, rilascia monossido di carbonio in concentrazione particolarmente pericolosa, perché superiore al tasso soglia (che è di 25 ppm, cioè parti per milione). Sono stati registrati valori che vanno dai 30, 35 fino ai 50 ppm sia con gli ambienti aperti che con quelli chiusi. E questo anche nella cabina marinaio, quella occupata da Giovanni Marchionni. Si attendono ora gli esiti degli esami tossicologici che potrebbero chiudere il cerchio, se dovessero confermare ciò che è emerso oggi.
«Gli accertamenti fotografano una situazione gravemente indiziaria», commenta l’avvocato Gabriele Satta che assiste la famiglia della giovane vittima insieme al collega Maurizio Capozzo. Il consulente nominato dalla Procura di Tempio, l’ingegnere Giuseppe Salvatore Mangano, proseguirà ora gli accertamenti presso la casa costruttrice delle batterie per verificare l’originalità o meno di quelle montate a bordo. La Procura di Tempio – le indagini sono seguite dal procuratore Gregorio Capasso e dalla sostituta Milena Aucone – ha messo sotto la lente in particolare il vano batterie e il serbatoio delle acque nere, e ha chiesto al consulente di verificare se all’interno del motoscafo di 17 metri di proprietà di imprenditori nautici campani, ci siano elementi di tossicità, cioè fumi tossici che possano aver provocato la morte del ragazzo. Dopo una prima ispezione avvenuta la settimana scorsa, da cui non è emersa nessuna anomalia, gli accertamenti sono proseguiti oggi con tutti gli impianti accesi. E il quadro che è emerso è stato totalmente diverso.
Il fascicolo aperto dalla Procura di Tempio per omicidio colposo è ancora a carico di ignoti. Erano presenti anche oggi i legali della famiglia della vittima e dei proprietari del motoscafo, con i loro consulenti. I familiari di Giovanni Marchionni hanno nominato come consulenti di parte l’ingegnere Antonio Scamardella (già consulente della procura di Grosseto nell’inchiesta sul naufragio della Costa Concordia), l’ingegnere Filippo Scamardella e il medico Sebastiano Ackermann. La proprietaria dell’imbarcazione, Annalaura di Luggo, manager e consigliere delegato del cantiere Fiart Mare (uno dei più importanti d’Italia), è assistita dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto. La donna non è indagata. Ha nominato come consulente di parte l’ingegner Massimo Simeone. Il lavoro del consulente del pubblico ministero sarà comunque lungo: ha chiesto novanta giorni di tempo per rispondere ai quesiti della Procura e depositare la relazione finale. L’autopsia, svolta nelle scorse settimane, non aveva fornito risposte definitive sulle cause del decesso. Si attendono ora i risultati degli esami tossicologici e istologici. «Voglio sapere perché è morto», aveva scritto pochi giorni fa sul suo profilo Facebook Ines Marrone, la madre di Giovanni Marchionni.