Dopo lo stop ai lavori, ladri e vandali all’assalto della piattaforma per il locale di lusso
Arzachena, il Comune aveva revocato i permessi dopo un esposto dell’associazione ambientalista Grig
Arzachena Quel che resta del Verde beach appare improvvisamente ai naviganti diretti verso il fiordo di Poltu Quatu, tra Baja Sardinia e la Costa Smeralda. All’imbrunire è una visione spettrale: un vascello fantasma abbandonato alla deriva a Manaus, in Amazzonia, o riemerso dall’antica Atlantide dove si poteva costruire tutto e ovunque, senza chiedere il permesso a nessuno.
Così della piattaforma sul mare che avrebbe dovuto ospitare un nuovo lussuoso ed esclusivo lounge bar a Poltu Quatu oggi è rimasto un lungo e vuoto pontile proteso sul mare come una vecchia palafitta. In coperta tendoni, tavoli, poltrone e divani outdoor. Appesi ai pali di legno ci sono persino gli altoparlanti nuovi di zecca per allietare con la musica Corto Maltese e gli altri ospiti. Invece non c’è anima viva, tutto desolatamente abbandonato come un relitto, terra di nessuno e facile preda di vandali e ladri a caccia grossa. Gli effetti, come mostrano le immagini pubblicate nel servizio, sono ben visibili.
L’occhio cade sulla scogliera intorno e avvicinandosi dal mare si resta senza fiato: le lucenti rocce di granito che declinano in acqua sono “rigate”, imbragate da una rete di tubi e grossi cavi elettrici che forse dovevano alimentare i servizi e un impianto di illuminazione che non c’è. In ogni caso, un pugno in faccia al paesaggio e una domanda fin troppo semplice: devono proprio stare lì tutte queste cose oppure il proprietario che non può completare le opere deve provvedere al ripristino dello stato dei luoghi?
Lunga e controversa la vicenda dell’ampliamento della piattaforma Verde beach di Poltu Quatu. Doveva aprire i battenti lo scorso mese di luglio, ma lo sportello Suap del Comune di Arzachena in autotutela, aveva revocato i permessi e ordinato la sospensione dei lavori di ampliamento della struttura. Tutto dopo una accurata verifica seguita all’esposto presentato il 9 luglio dall’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico per verificare la sussistenza o meno delle necessarie autorizzazioni amministrative. Infine il Tar Sardegna, con decreto presidenziale dello scorso 26 luglio, ha respinto la richiesta cautelare presentata dalla proprietà.
Titolare del Verde beach è la Castello Sgr spa, società immobiliare di Milano amministrata da Giampiero Schiavo, che l’anno scorso ha rilevato la proprietà del complesso turistico alberghiero di Poltu Quatu dalla famiglia Pulcini, imprenditori romani, ramo cemento e mattoni, con molte proprietà a Olbia e in Gallura. La Castello Sgr e lo stesso Giampiero Schiavo figurano nelle carte dell’inchiesta che quest’estate ha terremotato l’industria del mattone a Milano facendo vacillare anche la poltrona del sindaco Giuseppe Sala.
La piattaforma Verde beach, ancora in fase di ampliamento, dal mare si era presentata come uno “scatolone” che sin dal primo momento aveva sollecitato pesanti dubbi. I primi a intervenire erano stati gli ambientalisti del Grig, quindi le verifiche del Comune di Arzachena e la decisione di revocare i permessi e sospendere i lavori di ampliamento. «Carenze istruttorie», sarebbe la motivazione e la sospensione imposta dallo sportello Suap ha la durata di 60 giorno. Estate finita, insomma. Il permesso edilizio e il progetto di ampliamento della piattaforma per realizzare il Verde beach erano stati presentati allo sportello di Arzachena lo scorso mese di marzo.