Medici di famiglia, troppe sedi vacanti in Gallura
L’Ammg Sardegna rilancia l’allarme e dice no al Ruolo Unico: «Si scoraggiano i giovani a scegliere questa carriera»
Olbia Anche molti medici di base galluresi hanno partecipato alla manifestazione di Cagliari, organizzata dall’Associazione dei Medici di Medicina Generale della Sardegna (Ammg). La loro presenza fotografa un disagio che in Gallura assume contorni particolarmente gravi: nella Asl 2 mancano infatti 58 medici di medicina generale e la copertura non arriva al 65 per cento. In alcune realtà la situazione è drammatica. A La Maddalena oltre un terzo della popolazione è rimasto senza medico di base. A Palau, dopo le dimissioni dell’unico medico titolare, tanti cittadini si sono ritrovati privi di assistenza ordinaria. A Calangianus e Luras l’ASscot è già attivo per seguire circa 2.500 pazienti rimasti scoperti dopo i pensionamenti dei medici, ma lo stesso sindaco ha chiesto un potenziamento del servizio perché insufficiente a coprire i bisogni della popolazione in attesa delle sostituzioni.
La manifestazione si è svolta sotto il palazzo del consiglio regionale di Cagliari. E una delegazione di medici è stata ricevuta dalla presidente della Commissione Salute, Carla Fundoni, che ha dichiarato di voler raccogliere le istanze della categoria e farsene portavoce. Al centro della contestazione c’è il cosiddetto Ruolo Unico, considerato il nodo principale della riforma. Secondo i medici, questo modello li obbligherebbe, oltre alla già massacrante routine quotidiana fatta di giornate che superano le dodici ore, a coprire turni ulteriori nella continuità assistenziale e negli ambulatori rimasti scoperti.
«Così non si fa che allungare le giornate di lavoro e scoraggiare i giovani dal scegliere questa carriera - spiega Pietro Satta, presidente dell’Ammg e medico di Arzachena. - Il risultato è che si peggiora la qualità del servizio offerto ai cittadini, perché un medico oberato e stanco non può garantire la stessa attenzione e la stessa cura. In queste condizioni, le Case di Comunità potrebbero rivelarsi Case vuote, e l’ennesimo flop di una riforma calata dall’alto, con le tante problematiche della medicina generale e della specialistica ambulatoriale non risolte e soprattutto non tenendo conto delle specificità del territorio isolano».
Un altro nodo riguarda i contratti. «Non solo quelli “a isorisorse” - chiarisce Satta - cioè senza risorse aggiuntive, che ci imporrebbero nuovi compiti e nuovi obblighi senza alcun aumento dei fondi, ma anche contratti addirittura peggiorativi rispetto a quelli attuali. Inoltre, con l’attuale impostazione di Acn (Accordo Collettivo Nazionale) e Air (Accordo Integrativo Regionale), i medici di base rischiano di essere trasformati di fatto in dipendenti, perdendo autonomia e dignità professionale. Sarebbe una vera svendita della professione».
Altro punto critico è la burocrazia, che arriva ad assorbire fino al 40 per cento del tempo: «Sono ore preziose sottratte alla clinica, alla prevenzione e soprattutto al rapporto diretto con i pazienti, che dovrebbe restare il cuore del nostro lavoro». Le richieste avanzate dall’associazione sono chiare: la possibilità di utilizzare ricette dematerializzate, prescrizioni semestrali per i pazienti cronici, ricettari anche per gli ospedali convenzionati e un incremento stabile di personale amministrativo e infermieristico a supporto degli studi e delle stesse Case di Comunità. «Non servono provvedimenti calati dall’alto - chiude Satta -, ma soluzioni realmente aderenti al territorio e capaci di ridurre i disagi dei cittadini». (s.p.)