Festa a Calangianus: Michele Lissia, sindaco di Pavia, è cittadino onorario
Aveva lasciato il paese gallurese a 19 anni: «Le mie radici sono qui»
Calangianus A Michele Lissia, classe 1981, il calangianese sindaco di Pavia, è stata conferita dal consiglio comunale la cittadinanza onoraria nel primo giorno delle feste di settembre, sabato 20. Una data scelta non a caso. Lissia fa infatti parte della classe dei Fidali del comitato che organizza la festa in paese. Presenti in aula consiliare, oltre al padre Giovanni e alla mamma Gasperina, le sorelle, tanti altri parenti, gli amici, i sindaci di Tempio, Luras, Badesi e Luogosanto, il vicegovernatore Giuseppe Meloni e il parroco don Domaski.
Il sindaco Fabio Albieri ha spiegato il perché del conferimento: «Michele è un figlio illustre di Calangianus, nostro concittadino sino al 2012, oggi sindaco di Pavia. Non ha mai reciso le sue radici di figlio di un artigiano sugheriero. Dopo la laurea, si è distinto prima al vertice di varie aziende e poi si è impegnato in politica prima da consigliere e poi da sindaco Pd di Pavia. Celebriamo l’uomo e il cittadino, il vero calangianese. Lo dico con consapevolezza, perché con Michele abbiamo vissuto nello stesso caseggiato al numero 16 di via Sabotino, nel quartiere Lu Caponi. Ci accomuna una marea di ricordi e sappiamo che fa propri i valori delle vera calangianesità: la laborosità, il sacrifico, lo spirito comunitario, l’amicizia».
«In questa sala consiliare – ha esordito Lissia – provo la stessa commozione del giorno in cui sono stato eletto sindaco di Pavia. Quasi si chiude un cerchio. Da ragazzo vivace e a tratti esuberante di paese a sindaco di Pavia, più riflessivo e diplomatico. Ritorno qui per riaffermare le mie radici, dove ho vissuto i miei primi 19 anni, quelli che hanno forgiato il mio carattere, in cui ho appreso i valori che mi guidano. Calangianus resta casa mia anche se ora vivo a Pavia. Le strade, i suoi profumi, le voci, i suoi personaggi, il dialetto e i preziosi modi di dire, i mei amici, i coetanei: tutto questo vive in me ogni giorno, anche ora che ho l’onore di essere sindaco di una città bella e importante come Pavia».
«Mi sento calangianese, entusiasta e sognatore – ha aggiunto Lissia –. Sicuramente scherzoso, ma con i piedi ben piantati per terra. Perché gli obiettivi si raggiungono con duro lavoro e sacrificio. Da voi ho ricevuto i primi insegnamenti di cittadinanza vera, grazie anche allo sport, in particolare al maestro di boxe Gesuino Secchi. Oggi Pavia e Calangianus si uniscono idealmente. A chi è rimasto e a chi ha scelto di restare e custodire questa terra va il mio più sincero rispetto. A chi come me è partito, l’invito a onorare sempre la nostra piccola grande patria calangianese».
