La Nuova Sardegna

Olbia

La polemica

La riqualificazione cancella la tradizione. Dalla Marina della Sacra Famiglia scompaiono le barchette degli olbiesi

di Dario Budroni
La riqualificazione cancella la tradizione. Dalla Marina della Sacra Famiglia scompaiono le barchette degli olbiesi

Dopo la sentenza del Tar e il via libera al progetto Iti i pontili dovranno essere smantellati

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Olbia Le barche sono scomparse l’una dopo l’altra. Della marina popolare nata all’ombra della sopraelevata ora restano solo quattro pontili galleggianti. Presto saranno eliminati anche loro. È l’ultimo capitolo di una storia cominciata dieci anni fa per mettere ordine nella spiaggia di Mogadiscio e garantire un posto barca a chi il mare lo vive più che altro per antica passione, per una mini battuta di pesca o una breve uscita lungo la costa. Ma la delusione, da queste parti, non lascia spazio alla rassegnazione.

I 140 soci della Marina della Sacra Famiglia non vogliono rinunciare al “loro” mare e chiedono così che si trovi almeno un’altra sistemazione. Il golfo è grande e, secondo i proprietari delle piccole imbarcazioni, in acqua c’è posto per tutti. Ma di sicuro non più alle spalle della chiesa della Sacra Famiglia, dove una sentenza del Tar della Sardegna, la scorsa estate, aveva definitivamente affondato i pontili della marina.

Tutto ruota attorno al Progetto Iti, con il quale il Comune sta riqualificando l’ansa sud del golfo attraverso una pista ciclabile e un grande parco sul mare. L’amministrazione, che ritiene i pontili incompatibili con la nuova destinazione dell’area, aveva dunque chiesto all’Autorità di sistema portuale di non rinnovare più la concessione demaniale alla marina. Dopo un lungo braccio di ferro, il Tar, respingendo il ricorso dei soci contro Adsp e Comune, a luglio aveva infine ritenuto legittimo il mancato rinnovo della concessione.

Per il Tar, in sostanza, i motivi di pubblico interesse prevalgono sull’iniziativa privata. Ragione che era stata successivamente ribadita, in linea di massima, anche dal Consiglio di Stato. La marina Lo sfratto, per i soci della marina, ha il sapore amaro dell’ingiustizia. Franco Dore, segretario dell’associazione, lo dice chiaro e tondo: «Qui il problema è politico: si vuole la morte della marineria popolare, si vuole la fine della nautica sociale. È assurdo che nel golfo di Olbia non ci sia più posto per le barchette degli olbiesi».

Nonostante le sconfitte in tribunale, i soci della marina contestano ancora le motivazioni che erano state sostenute e presentate dal Comune. Per esempio il fatto che l’attività della marina deteriori la nuova pista ciclabile o che in qualche modo interferisca con i futuri punti di osservazione dell’avifauna previsti dall’Iti. «La nostra presenza non rappresenta un problema e non intralcia nulla – prosegue Dore –. Siamo molto amareggiati perché qui, ripeto, si vuole mettere la parola fine alla nautica sociale. La nostra marina è nata in un’area tradizionalmente molto importante per la città. Un luogo di pescatori, un angolo di golfo che, per decenni, ha sfamato intere generazioni di olbiesi. Anche a Golfo Aranci hanno riqualificato il lungomare, ma lì la priorità è stata data ai pescatori del paese. A Olbia, invece, accade l’opposto. Siamo iscritti alla Federazione italiana canottaggio sedile fisso e, negli anni, abbiamo anche promosso diverse manifestazioni. Tra i nostri obiettivi c’era anche quello di organizzare alcuni progetti insieme alle scuole con lo scopo di insegnare agli studenti a remare».

L’ultima speranza è che, per la Marina della Sacra Famiglia, si riesca almeno a trovare un’altra sistemazione. «Ma non sembra esserci la volontà, nessuno ci ha mai detto nulla – conclude Franco Dore –. Purtroppo la realtà è questa: sembra che nel golfo, ormai, ci sia spazio solo per i proprietari delle grandi imbarcazioni».

I precedenti La Marina della Sacra Famiglia, che dopo le barche dovrà eliminare anche i quattro pontili, non è l’unica realtà presente nell’ansa sud del golfo interno a essersi trovata costretta a fare le valigie. Stessa sorte per la vicina (e più piccola) Marina del ponte di ferro e anche per lo storico cantiere nautico Moro. Fallito ogni tentativo di dialogo con l’amministrazione comunale, la famiglia Moro, lo scorso anno, aveva così rinunciato ai suoi vecchi pontili. Al posto dell’ex area di lavoro – considerata incompatibile con il progetto di riqualificazione del Comune – passa adesso la pista ciclabile del piano Iti e, nei prossimi mesi, sarà anche realizzata un’area verde.

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