La Nuova Sardegna

Olbia

Il dibattito

Abbattimento della sopraelevata di Olbia, l’urbanista Giovanni Maciocco: «Ecco perché sono a favore»

di Dario Budroni
Abbattimento della sopraelevata di Olbia, l’urbanista Giovanni Maciocco: «Ecco perché sono a favore»

Trent’anni fa spinse per realizzare il tunnel: «L’abbattimento è in continuità con quel progetto»

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Olbia La sua mente fa subito un salto nel passato. Sono gli anni Novanta e a Olbia ci si interroga sul futuro urbanistico e viario della città. Nasce così l’idea di un tunnel a quattro corsie pensato per alleggerire il traffico su via Principe Umberto. Scoppia il putiferio, tra favorevoli e contrari, ma si decide comunque di andare avanti. E così, nell’estate del 2003, Olbia avrà finalmente la sua galleria. «È stata un’opera fondamentale e ciò che si pensa di realizzare adesso va in continuità con quell’idea lì». A dirlo è l’architetto, ingegnere e urbanista Giovanni Maciocco.

E il riferimento è al progetto che il Comune ha appena cominciato ad abbozzare: la demolizione della sopraelevata sud e la realizzazione, al suo posto, di un tunnel sottomarino nell’insenatura di via Redipuglia. Per il taglio del nastro ci vorranno chissà quanti anni, ma intanto il Comune ha trovato i primi soldi e in città cominciano a prendere forma i partiti del sì e del no. Maciocco, uno dei massimi conoscitori di quella che è la sua città natale, si schiera apertamente con il primo. Anche perché, più di 30 anni fa, fu anche lui a spingere per l’attuale tunnel. Insieme ad altri professionisti, fu infatti ingaggiato dalla giunta ai tempi guidata da Gian Piero Scanu per studiare il piano urbanistico di Olbia. Il Puc non vide la luce, ma il tunnel sì.

«Non fu semplice, le polemiche furono abbastanza dure – ricorda Maciocco –. Ma l’alternativa prospettata allora sarebbe stata devastante, visto che si parlava di unire le due sopraelevate». Come Genova, dove la parte di città che si affaccia sul mare è tagliata in due da una lunga, grigia e trafficatissima sopraelevata. A Olbia il nuovo ponte sarebbe quindi passato tra il Molo Brin e il municipio, tra i palazzi e il mare. Sarebbe stato un disastro.

Via la sopraelevata

Giovanni Maciocco, fondatore della facoltà di Architettura di Alghero, considerato una vera istituzione della materia, si riaggancia così agli anni Novanta. Perché già allora immaginò la scomparsa delle due sopraelevate. Oggi, per iniziare, la giunta guidata dal sindaco Settimo Nizzi si sta concentrando su quella sud, realizzata quasi mezzo secolo fa. Gli obiettivi sono due: migliorare la viabilità, unendo il futuro tunnel sottomarino con quello esistente, e migliorare l’aspetto della città e del golfo cancellando un ponte di cemento armato dallo stile non proprio gradevole.

«Sono assolutamente favorevole – sottolinea Giovanni Maciocco –. Se vogliamo fare un breve ragionamento, i ponti nascono per unire due punti, per superare una barriera. A Olbia, invece, le sopraelevate attraversano due importanti insenature del golfo e diventano loro stesse una barriera nel rapporto e nella relazione tra i cittadini e il mare. Olbia è una città di porto e nasce su un bellissimo golfo, ma oggi ha davanti a sé due elementi che ostacolano la connessione con il mare. Dal punto di vista prettamente estetico, invece, posso dire che nel centro di una città non dovrebbero essere realizzati ponti che starebbero sicuramente meglio in contesti extraurbani».

Maciocco sa bene che, almeno all’inizio, è difficile trovare il pieno consenso di una comunità. Contro l’attuale tunnel si raccolsero addirittura le firme, mentre adesso nessuno lo metterebbe in discussione. «Fortunatamente, in quel periodo, anche nella pianificazione cominciavano a prendere piede nuovi indirizzi – ricorda l’architetto –. Non si puntava più solo sull’espansione ma si iniziava a seguire anche un orientamento di tipo ambientale. Stava cambiando il pensiero. E il progetto della demolizione delle sopraelevate è assolutamente in linea con le idee e le visioni alla base dell’attuale tunnel. È una continuità». Fondamentale, per Maciocco, anche il fatto che il futuro tunnel sottomarino sarà collegato direttamente alla Olbia-Sassari. Si avrà dunque una sola quattro corsie fino alla radice dell’Isola Bianca. «Gli ingressi alla città andrebbero allontanati dal centro e questo progetto va sicuramente in quella direzione» sottolinea ancora l’architetto, che nella sua città, tra le altre cose, ha lasciato il segno con la progettazione del museo archeologico poi sorto sull’isola di Peddone.

Il punto Sarà un lungo cammino e al momento ci si trova soltanto appena dopo il nastro di partenza. La giunta Nizzi, comunque, è da poco riuscita a ottenere dalla Regione 3,3 milioni di euro per la progettazione del tunnel sottomarino e della demolizione della sopraelevata. Il costo totale dell’opera, invece, si aggira attorno ai 100 milioni di euro. Risorse che il Comune dovrà cercare in Regione, a Roma e magari in Europa. Si vedrà, ma intanto in città se ne parla e si discute. Tanti i favorevoli, ma tanti anche i contrari. Dal punto di vista politico, invece, non emergono particolari spaccature su quello che si candida a diventare uno dei cantieri più importanti della storia di Olbia. Il centrodestra è compatto e sposa in pieno l’idea del sindaco Settimo Nizzi. Dalle parti della minoranza, come emerso nel corso dell’ultimo consiglio comunale, nessuno si è detto apertamente contrario alla demolizione della sopraelevata. Più che altro il Partito democratico ha accusato la giunta di pianificare un’opera che potrebbe rivoluzionare il futuro di Olbia senza però coinvolgere i cittadini e senza neanche illustrare il progetto ai consiglieri comunali.

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