La Nuova Sardegna

il commento

Popolo sardo, un nuovo congresso

Emiliano Deiana
Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente dell’Anci Sardegna
Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente dell’Anci Sardegna

Nel dibattito aperto dalla Nuova, con l’editoriale del direttore Antonio Di Rosa, interviene oggi Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente dell’Anci Sardegna. Nei giorni scorsi abbiamo ospitato il contributo di Christian Solinas, Roberto Frongia, Gianfranco Ganau e Mario Puddu

06 novembre 2019
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Il dibattito che il direttore de La Nuova Antonio Di Rosa ha lanciato sta avendo il merito di consentire alle diverse articolazioni della società sarda di parlarsi, di promuovere opinioni, ragionamenti, proposte: di fare politica attraverso la parola, il confronto, la sfida ambiziosa. Intervengo per portare la voce di Anci Sardegna, dei sindaci, degli amministratori, dei comuni, dei paesi, delle aree interne, delle periferie umane, sociali e geografiche di questa terra incapace di trovare una strada propria, autonoma, matura. A noi pare, dalla nostra visuale, che la tremenda responsabilità delle classi dirigenti degli ultimi decenni non sia il tanto sbandierato “cambiamento”, ma il riflesso smunto che attraversa il lembo di Mediterraneo che ci separa dall'altra isola: il gattopardesco “cambiare tutto per non cambiare nulla”.

La Sardegna paga, in maniera drammatica, la politica fatta da annunci mirabolanti che poi si scontra con immobilismi, incrostazioni, sedimentazioni di poteri intoccabili e di burocratismi che perseguono l'obiettivo di rendere la Sardegna iperconcentrata in poche realtà urbane dove si sviluppano i poteri reali, le “economie” che l'hanno resa in uno stato di sostanziale sottosviluppo. Tuttavia la mentalità dell'Associazione che ho l'onore e l'onere di guidare, la mentalità della stragrande maggioranza dei sindaci sardi – sempre in bilico fra le gogne pubbliche e le altrettanto pubbliche attestazioni di “vicinanza e affetto” quando esplode una bomba nel municipio o saltano per uno sparo i vetri delle finestre dove dormono – ci impone non tanto il rito della lamentazione quanto l'etica della proposta e della sfida. La sfida che lanciamo a tutte le articolazioni della società sarda, alle istituzioni, ai partiti politici, alle forze sociali e sindacali, alle università, alle scuole, a ogni singolo cittadino e cittadina è un “Nuovo Congresso del popolo sardo” sulla falsariga, innovata e aperta, di quello che si celebrò nel 1950.

Un Nuovo Congresso che non duri lo spazio di un mattino, ma rappresenti la perenne mobilitazione delle migliori intelligenze di questa terra, il loro confronto franco, sincero, libero e pubblico: fra chi ha avuto la forma resistenziale di restare e chi, andandosene, vuole accettare la sfida di tornare per rendere la Sardegna un luogo migliore. A nostro avviso c'è l'urgenza di un Nuovo Congresso che trasformi le idee in parole, le parole in politiche, le politiche in azioni concrete che siano capaci di disegnare la Sardegna del 2050 e il suo progresso, la riduzione delle insopportabili disparità sociali e territoriali. Il Nuovo Congresso deve partire dalla consapevolezza che la “politica contestativa” inaugurata da Paolo Dettori è l'unica forma che può consentirci di spuntarla rispetto al ruolo che i poteri di oltretirreno immaginano per noi. Una consapevolezza che non possono esistere mai, per la Sardegna, “Governi amici”. L'amicizia, difatti, è un sentimento da coltivare negli ambiti privati e mai nelle vertenze istituzionali. All'indomani della nascita del nuovo governo regionale Anci Sardegna ha approvato un documento che abbiamo denominato gli “Atti di Arborea”. Anche qui abbiamo lanciato una sfida franca e pubblica al Presidente della Regione, alla Giunta, al Consiglio: alla maggioranza e alla minoranza. Ad oggi, purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta, un segnale.

Abbiamo chiesto un nuovo Statuto di Autonomia attraverso un'assemblea costituente in attuazione del referendum del 2013. Uno Statuto che dia più poteri ai sardi e garantisca un equo rispetto dello Stato verso la Sardegna. Dal lato delle politiche pubbliche Anci ha chiesto di porre al centro dell'agenda politica le 4P (paesi, periferie, pastori e povertà): servirebbe una autentica, solidale e sostenibile “zona franca rurale” che vada a rendere conveniente vivere e investire nei paesi più spopolati: nell’agricoltura, nel commercio , nei servizi, nella pastorizia, nell'artigianato, nelle iniziative hi-tech per coniugare la tradizione con un'autentica innovazione economica, sociale e culturale. Occorre contrastare la povertà con strumenti che promuovano il lavoro, l'autoimpiego e la formazione. Bisogna garantire a tutti i cittadini sardi gli stessi diritti al di là di dove abbiano eletto il proprio domicilio: su salute, istruzione, servizi, accessibilità alle nuove tecnologie e alla rete.

Infine la questione dello spopolamento, della desertificazione umana, civile, democratica della Sardegna per cui occorre un approccio sistemico e un'armonizzazione delle politiche. Anci Sardegna ha elaborato – la presenteremo a breve – una proposta di legge. Abbiamo utilizzato un approccio di sistema, una condizione che deve attraversare le legislature e le forze politiche, una modalità che non può far scontrare le maggioranze con le minoranze. Una proposta che mette insieme il diritto all'esistenza di Baradili con la voglia di crescere di Olbia, un'alleanza strategica fra le periferie dei paesi delle aree interne con i quartieri marginali di Sant'Elia o di Latte Dolce. La Sardegna si tiene tutta insieme oppure è destinata a una lenta, ma inesorabile fine per consunzione.

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