La Nuova Sardegna

Il 2019 tragico del patrimonio forestale

Antonio Canu
Il 2019 tragico del patrimonio forestale

Gli alberi sono i "pilastri" del pianeta. Dall'Amazzonia all'Africa, dall'Artico all'Australia l'anno che si chiude è stato devastante: in fumo milioni di ettari

15 dicembre 2019
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Se cadono - o meglio bruciano - anche i pilastri del cielo, quale sarà il futuro del nostro Pianeta? L'anno che sta per chiudersi è stato infatti devastante per il patrimonio forestale del mondo. Sono andati infatti in fumo circa 12 milioni di ettari in Amazzonia, 27mila ettari del Bacino del Congo, oltre 8 milioni nell'Artico, 328mila ettari tra foreste e altri habitat in Indonesia. A cui si deve aggiungere, più recente, anche l'Australia: nel New South Wales le fiamme hanno bruciato circa un milione di ettari e ucciso almeno 350 koala. Quest'ultimi, uno dei simboli più famosi del continente australiano, stanno rischiando l'estinzione. Tra disboscamento e incendi, si è già perso il 95% della popolazione e se non cambia la situazione, il rischio è di vederli scomparire del tutto entro i prossimi 30 anni. Episodi così violenti, quelli vissuti di recente, mai registrati prima. Ricordiamo certamente i giorni di fuoco del mese d'agosto, quando le immagini ci mostravano i tanti focolai appiccati in più aree dell'Amazzonia. Ebbene dal primo gennaio dell'anno e fino al 15 novembre sono stati ben 233.473 gli incendi registrati in quel comprensorio, straordinario e insostituibile polmone verde del pianeta. Un dato, tra l'altro, in continuo aggiornamento. Eppure proprio in quel mese, le immagini satellitari della Nasa mostravano anche altro. Un numero molto maggiore di eventi si sviluppava da un'altra parte del pianeta, e precisamente nel continente africano: l'agenzia americana definì in quei giorni l'Africa il "continente del fuoco", dove si registrava il 70% dei 10.000 incendi che colpivano tutto il mondo in un giorno medio di agosto. Un danno incalcolabile per quei territori, anch'essi fortezze di vita del pianeta.

Le foreste del solo bacino del Congo - una delle aree colpite - ospitano infatti circa 2.000 specie animali e circa 10.000 specie vegetali, il 30% dell'insieme, endemico. A fronte di questi dati, davvero spaventosi, c'è la complice superficialità - o peggio - di chi deve garantire la tutela di questa risorsa insostituibile. Perché gli incendi non scoppiano per caso, ma sono il risultato della combinazione di deforestazione, agricoltura, zootecnia e cambiamenti climatici. Secondo la Fao, il 31% della superficie delle terre emerse del nostro pianeta è attualmente coperto da foreste. Qui si rifugia circa l'80% della biodiversità terrestre, qui si producono cibo e sostentamento per 1,6 miliardi di persone. Le foreste forniscono una grande quantità di servizi ecosistemici, contribuiscono in generale alla salute e al benessere dell'umanità, regolano il clima, mitigano il rischio causato dagli eventi climatici estremi - alluvioni, desertificazione, ondate di calore - sempre più frequenti. Gli alberi assorbono inoltre un'enorme quantità di CO2: la sola foresta amazzonica accumula dai 150 ai 200 miliardi di tonnellate carbonio.

Con le foreste in fumo, si perde una quantità di specie impressionante. Se fanno notizia le specie più note, ce ne sono molte, molte di più, che subiscono danni spesso irreparabili. In Bolivia, per esempio, in due settimane di incendi sono morti più di due milioni di animali selvatici, tra cui circa 500 giaguari, ma anche puma e lama. Fra le enormi responsabilità che ha l'uomo nell'aver trasformato il pianeta, quella di aver distrutto una gran parte delle foreste è certamente tra le più gravi. Ad oggi abbiamo perso più del 50% del mantello verde complessivo. Un tempo sulla superficie della Terra c'erano 6mila miliardi di alberi e oggi ne rimangono meno di 3mila miliardi. Ogni anno ne perdiamo almeno 10 milioni. La distruzione di questi ambienti, di queste fonti inesauribili di risorse, ci renderanno la vita sempre più precaria. L'effetto sarà l'aumento e un maggiore impatto dei cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità che è fonte di sopravvivenza per tutti, un impoverimento generale, non solo ambientale, ma anche sociale e culturale. Se cedono i pilastri, il rischio, serio, è che cada anche il cielo.

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