La Nuova Sardegna

Coronavirus, Sardegna: pensiamo ora al nuovo rinascimento

Antonio Di Rosa
Coronavirus, Sardegna: pensiamo ora al nuovo rinascimento

31 marzo 2020
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I nostri occhi sono puntati sui numeri che compaiono ogni giorno nei bollettini nazionale e regionale: quanti morti, quanti contagi, quanti guariti. Mai abbiamo avuto tanto interesse per la curva che proietta l’andamento generale di un fenomeno. Il coronavirus ha stravolto le nostre abitudini, ha disseminato paura e angoscia, ha cancellato intere generazioni di anziani che non abbiamo neppure potuto piangere. Chi avrebbe immaginato che ci sarebbe stato un allarme fame, gente che non ha i soldi per acquistare alimenti per sé e per la famiglia, migliaia di persone che si trovano in cassa integrazione oppure non guadagnano un euro perché a partita Iva? La Tirrenia rischia di saltare, Air Italy ha dichiarato il suo fallimento anche se stanno tentando, forse in ritardo, di rimetterla in piedi, piccole e medie aziende strangolate da questa situazione, il turismo non vede futuro. Cerca di darsi una data di inizio prevedendo una fine del virus, ma tutto è appeso a quella curva che fatica a declinare. Insomma, una situazione più che drammatica. E’ proprio vero, come sosteneva Albert Camus,che “pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati”. Siamo piombati in una sorta di Medioevo dei nostri tempi ma dobbiamo cominciare a pensare subito a un nuovo Rinascimento.

Non possiamo aspettare che tutto sia finito per rimuovere le macerie e far ripartire l’economia del Paese e, soprattutto, della Sardegna che sconta antiche debolezze. Matteo Renzi ha esagerato a dire che dobbiamo riaprire tutto a breve ma dice il vero quando ci sollecita a guardare avanti sin da ora. Il turismo nostrano deve approntare un piano di emergenza per salvare una parte della stagione. Per noi è la prima ricchezza da tutelare. Gli operatori vanno aiutati subito a mettere a disposizione quello che hanno e quello che possono dare. Non si tratta solo di soldi ma di idee, progetti, cose serie. L’agricoltura non può essere abbandonata né trincerarsi dietro il prezzo del latte. I problemi aperti sono tanti e non sono solo i soldi a fare la differenza. Il governo regionale assieme a tutti gli operatori si sieda al tavolo, pardon in videoconferenza, per costruire un piano di azione efficace. La crisi della Tirrenia apre un capitolo inquietante sui trasporti. Il ministro De Micheli deve pensare immediatamente alle decisioni da prendere per garantire alla Sardegna e ai turisti un servizio adeguato. Pronti a partire dopo il virus.

Ho l’impressione che si sia concentrati (come è giusto) sulla conta di malati e morti e non si pensa al dopo, ai recuperi che dovremo fare a scuola, all’università, nell’industria e nel commercio. Spero che nessuno si metta di traverso rispetto alle questioni aperte e si batta, ad esempio, a riaprire i cantieri per portare a termine, in breve tempo, i lavori interrotti. Chi governa è immerso nell’emergenza, non trova il tempo per guardare oltre la linea dell’orizzonte. E la burocrazia non dovrà rallentare o bloccare l’iter dei progetti. Non possiamo aspettare anni e anni le risposte, di Comuni, Regione e apparato statale. Sia emergenza anche per velocizzare le pratiche altrimenti avremo perso prima di ricominciare. Il virus ci ha insegnato tante cose. Dovremo cambiare abitudini, tempi e anche la classe politica lo dovrà fare. Questa quarantena riguarda tutti noi, ci ha cambiati ma finirà presto.

La Nuova accompagna i propri lettori ogni giorno. Li informa nel dettaglio su ciò che succede, si batte perché migliorino le condizioni di tutta l’Isola. Nuove letture anche del passato, fiabe per bambini, enigmistica per gli adulti, apriremo sempre di più le pagine a chi è costretto a stare in casa perché ci racconti piccoli dettagli di vita quotidiana. Ospiteremo le favole di mamme e nonne, daremo consigli di tutti i tipi per rispondere alle domande di chi chiede spiegazioni. Tutti i colleghi stanno dando il massimo qui e dalle loro abitazioni per non farvi mancare la giusta e corretta informazione. Su errori, insufficienze, impreparazione, mancanza di strutture e capacità manageriali ne parleremo dopo. Al momento opportuno. Adesso possiamo solo ringraziare medici e infermieri che resistono in prima linea e che mettono a rischio ogni giorno la loro vita per salvare la nostra. Dobbiamo essere grati alla resistenza delle famiglie prigioniere nella loro casa e ai loro figli. A chi tiene la fabbrica aperta per produrre ciò che è necessario e a chi ha perso il lavoro. Grazie a tutti.

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