La Nuova Sardegna

Caro ministro Franceschini, la cultura ha rispettato tutte le regole e poi è stata presa a schiaffi

Paolo Angeli *
Paolo Angeli
Paolo Angeli

LETTERA APERTA - La scelta di chiudere le attività concertistiche, i teatri, gli eventi culturali  relega il nostro ambito lavorativo alla stregua dei Bingo. Si nega ogni confronto con la nostra categoria e si conferma l'assenza di sensibilità verso il nostro lavoro

30 ottobre 2020
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Gentile ministro Dario Franceschini, la scelta di chiudere le attività concertistiche, i teatri, gli eventi culturali e, nel contempo, lasciare aperte le fabbriche, le metropolitane, gli aerei a pieno carico, i bus per studenti carichi come un uovo, relega il nostro ambito lavorativo alla stregua dei Bingo. Si voltano le spalle ancora una volta ai lavoratori dello spettacolo e, contemporaneamente, si nega ogni confronto con la nostra categoria, per la quale esiste solo una risposta univoca: DIVIETO.

Dai titoli dei principali quotidiani nazionali arriva la conferma dell'assenza di sensibilità verso il nostro lavoro: i teatri se va bene compaiono nei sottotitoli. Si sa, la cultura per l'italiano medio non rappresenta un lavoro, per i politici siamo sempre stati i giullari da coinvolgere gratuitamente per raccolta fondi, beneficenze, oppure per trasmettere con 'O sole mio' l'immagine spaghetti e mandolino dell'italiano vero, che sa sempre strappare un sorriso in cambio di un pugno di euro. Dubito che qualche governatore abbia avviato un braccio di ferro per difendere la necessità di non chiudere indiscriminatamente gli eventi spettacolari.

Rimane la gioia che ho provato nel suonare in tutti gli eventi sold out di quest'estate, piccole-grandi isole di libertà spirituale, in cui si vedevano sguardi e si potevano solo intuire i sorrisi: una massa di persone che facevano percepire a noi artisti, tecnici, programmatori, che la cultura è un bisogno primario dell'essere umano, patrimonio immateriale da tutelare, proteggere, diffondere, salvaguardare. Ma le priorità erano altre. Ad esempio una massa di barbari arrivava nella nostra isola con attitudine da selvaggio colonizzatore, sputandoci in faccia la sua arroganza a viso scoperto.

Turismo di classe medio-alta, di quello che violenta al suo passaggio, che consuma i luoghi senza conoscerne la storia, che ti prende a cazzotti (scappa in auto di lusso) e si ferma a sorseggiare un drink defaticante da pseudo operatori turistici (quelli color smeraldo, votati al pensiero basico di equivalenza tra i sardi e le pecore). Ma questa è un'altra storia...

E la cultura?! Non è bastato esserci assunti i rischi della nostra professione, prendendo mezzi pubblici privi di regole, attraversando l'Italia e l'Europa a bordo di aerei, navi, treni e autobus stipati di gente senza mascherine. La risposta oggi è DIVIETO.

Quasi una punizione simbolica verso un settore in ginocchio a cui è stato chiesto di far fronte ad una normativa rigidissima senza un equivalente in altri ambiti. Oggi pensavo quando organizzerete degli eventi di beneficenza a sostegno delle maestranze dello spettacolo. Sa com'è... dietro l'angolo ci aspettano centinaia di fallimenti e di famiglie sul lastrico economico.

Nove giorni fa lei ha sostenuto: «Non esiste il rischio di ridurre il limite di 200 spettatori al chiuso e di 1000 all’aperto per gli spettacoli». Oggi esprime "Un dolore la chiusura di teatri e cinema. Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura". Bene, se ha a cuore il problema inizi una battaglia affinché venga promossa la legge sull'intermittenza dello spettacolo a tutela dei lavoratori.

Diversamente, per sensibilità, le chiederei solo una gentilezza. Dopo averci dato uno schiaffo e annientato la dignità del nostro settore, quantomeno non ci esprima le sue "sentite condoglianze".

* Musicista

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