La Nuova Sardegna

Fuori strada la giunta Solinas

Luca Rojch
Fuori strada la giunta Solinas

Tra risse e timori di rimpasto, mentre la Sardegna è ancora alle prese con l'emergenza Covid

14 maggio 2021
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Spiaggiata come una balena, la maggioranza in Regione si è arenata in una guerra di trincea. Un tutti contro tutti che inizia a non restare più dentro le stanze del Palazzo. Le scazzottate e gli spintoni tra i banchi del Consiglio. Il leader dell’Udc Giorgio Oppi che randella l’assessore Mario Nieddu con un poco affettuoso “Non sa cosa deve fare”, le turbolenze tra il consigliere Gallus, dell’Udc, Mele, della Lega, Mula, del Psd’Az, e l’assessora Satta sono il sintomo evidente che la maggioranza somiglia a un ordigno a cui è rimasto un centimetro di miccia. Ma per capire cosa succede dentro il labirinto del centrodestra serve un piccolo riassunto.

Il Psd’Az ha 9 consiglieri, la Lega 7, il gruppo Udc-Cambiamo 7, Forza Italia 4, Fdi ne ha 3, come i Riformatori. Ma in questo momento la maggioranza è di fatto spaccata in tre tronconi, l’un contro l’altro armati. Da una parte c’è il blocco Udc, Forza Italia e Riformatori, dall’altra la Lega e nella terza casella il Psd’Az. Con una reciproca e profonda irritazione. A dominare su questo magma instabile c’è il governatore Christian Solinas, che nello stesso tempo porta guerra e cerca di mettere pace. I punti di frizione sono molti, alcuni causati dalle scelte del governatore. Come le ultime nomine, fatte tutte in perfetta solitudine da Solinas. Nessuno lo dirà mai ufficialmente, ma il rito pagano della lottizzazione delle poltrone si celebra sempre in compagnia e col manuale Cencelli tra le mani. Il governatore è andato dritto per la sua strada. Questo episodio è solo l’ultima tappa di un viaggio in solitaria che Solinas ha cominciato da qualche mese. Il super staff, contestato fino a oggi per i costi, fa preoccupare i partiti per la sua sostanza. Di fatto ogni assessorato avrà un super dirigente, che risponderà solo al governatore, il cui effetto sarà quello di bypassare compiti e competenze dell’assessore. Un po’ l’effetto commissariamento, come quello che ha avuto la nomina di Temussi alla Sanità.

I partiti hanno capito che il governatore cerca di accentrare tutto sotto la sua supervisione. Scelta che crea ulteriore tensione. Solinas punta a rafforzare il Psd’Az come forza politica egemonica. Pezzo dopo pezzo smonta la Lega e ne ingloba i consensi. C’è anche un sondaggio che gira tra le scrivanie del centrodestra, e che resta top secret. I dati certificano lo sprofondamento della Lega a un misero 6%. Dato drammatico per i felpati adepti di Salvini. Lo slogan “Prima i sardi” sembra non fare più presa in una regione in ginocchio dopo 14 mesi di emergenza covid, che ha visto crollare fatturati e posti di lavoro. E le battaglie in banchina del coordinatore Zoffili per evitare l’invasione di pericolosi profughi sui barconi non portano più consensi alle camicie verdi. Al contrario gli assessori in quota Lega sono finiti sotto il fuoco incrociato della stessa maggioranza.

Nieddu e Todde vengono sopportati a stento dagli alleati. Le bastonate di Oppi a Nieddu sulla sanità, da sempre feudo del leader Udc, sono la prima offensiva dei centristi della coalizione al castello leghista. Zoffili non ha gradito le randellate e nella chat dei capigruppo del centrodestra, con una colorita espressione: “avete rotto i c..” ha chiesto un’immediata riunione di maggioranza. Richiesta per ora rimasta senza risposta. Nello stesso tempo ha blindato gli assessori Todde e Nieddu, dichiarandoli intoccabili.

In mezzo a questa alta tensione tra Lega e Psd’Az si innesta anche il rimpasto. Solinas più volte lo ha annunciato e giugno sembrava un orizzonte possibile. Tutti temono il tagliando, ma nello stesso tempo chiedono un riassetto degli assessorati e un cambio di passo alla giunta. Il covid ha avuto un doppio effetto. Da una parte ha mascherato l’immobilismo di una giunta che per la sua stessa maggioranza si è rivelata fragile. Spesso i cavalieri di Solinas sono rimasti nelle scuderie senza cavallo, sovrastati da pedoni qualsiasi, le loro spadine sconfitte dai lancioni. Il governatore con la sua personalità e la sua esperienza politica ha fatto ombra ai suoi assessori, ma ora i partiti chiedono più spazio, col timore che la manovra avvolgente del governatore li stritoli in un abbraccio mortale.

I risultati portati a casa in questi due anni sono stati pochissimi. I trasporti sono azzerati con la fine di Air Italy e il collasso di Tirrenia. L’occupazione è crollata in modo verticale dopo due anni senza turismo. Le imprese sono al tracollo senza una reale economia di mercato. Il rilancio sembra difficile da immaginare nella palude del centrodestra. Sul Recovery la Sardegna sembra ancora indietro. Ci sono solo due progetti esecutivi che potrebbero essere presi in considerazione, perché immediatamente cantierabili: il Piano Mancini e la Olbia-Arzachena. Poca cosa in una regione senza infrastrutture. L’immagine che viene fuori dalle stanze del Palazzo è una maggioranza impegnata sull’incomprensibile approvazione del super staff mentre l’isola è ancora in piena emergenza covid.

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