La Nuova Sardegna

25 novembre: donne, liberatevi dagli uomini violenti

Daniela Scano
25 novembre: donne, liberatevi dagli uomini violenti

La Giornata dedicata alla lotta alla violenza di genere: Il più grande regalo che le donne possono farsi è riuscire a liberarsi dalle catene del falso amore, dei sensi di colpa, a ribellarsi ai violenti al primo schiaffo

25 novembre 2021
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La condanna è unanime. La violenza di genere ha solo nemici e nessun alleato. Solo a parole, però, perché nel privato delle famiglie e nell’intimità delle coppie succedono cose terrificanti a compagne e figli. Tra questi ultimi ci sono bambine e bambini che, da adulti, a loro volta subiranno e praticheranno violenza ai danni di altre donne e di altri piccoli.

Anche in questo preciso momento, protetti dalle mura domestiche sono al lavoro miserabili registi di film dell’orrore quotidiano con un solo odioso spettatore. I violenti sono ovunque, hanno il sorriso del vicino della porta accanto, di sicuro oggi qualcuno di loro partecipa ai dibattiti contro la violenza di genere. Nessuno che alzi la mano per dire: sono io, l’ho fatto anch’io, mi dispiace e chiedo scusa. Capita che si battano il petto pentiti, ma questo accade sempre dopo, quando è troppo tardi, quando lei lo ha denunciato perché è finita in ospedale o perché c’è chi l’ha salvata. A volte è morta e per lei parla il suo corpo. Solo allora (e non sempre) accade di assistere a contrite quanto false richieste di perdono da parte degli autori. Succede quando “la cosa” è diventata pubblica, quando il “problema” è una verità che non si può negare. Il fatto è che raramente il violento si considera tale: guardandosi allo specchio, vede riflessa l’immagine di uno che sta esercitando un diritto, avvalendosi di una prerogativa. Per questo, se non è messo davanti al fatto compiuto, quasi nessuno degli aguzzini è disposto ad ammettere la propria colpa: ricco, povero, colto, ignorante, bello, brutto, giovane, vecchio, sano, malato. Perché la violenza sulle donne è il più interclassista degli abusi. Come ci ripetiamo ogni 25 novembre e come testimoniano tutti i giorni i fatti di cronaca e i processi, la violenza è una realtà immensa e sommersa di cui i fatti conosciuti sono solo un segnale.

La violenza sulle donne è un male subdolo che scava da sempre dentro la società come le termiti svuotano le travi portanti delle case belle fuori e marce dentro. Fino a qualche decennio fa mogli e figlie venivano educate dalle loro madri, dalla scuola, dalla società, a subire in silenzio perché rendere pubblica la violenza (e conseguentemente per una moglie interromperla, con una separazione; o per una figlia scappare di casa) era una vergogna. Uno stigma sociale. Ora non è più così e sembra assurdo, ma ancora ci sono donne che sopportano mariti, genitori e figli che le trattano in modo abominevole. Ancora ci sono donne che subiscono e vanno a quel maledetto ultimo appuntamento con l’uomo che dice di amarle. Che gli danno quella “seconda possibilità” che si rivela fatale. Donne che non hanno capito che certi uomini non cambiano se non affrontano, molto meglio se da soli, un lungo viaggio psicoterapeutico dentro la propria aggressività che sfocia nella violenza.

Le donne devono reagire, lo diciamo sempre ogni 25 novembre, ma non tutte lo fanno e sono sempre troppe quelle che si arrendono o soccombono. Che poi è la stessa cosa. Sarebbe bello cancellare dal calendario la Giornata contro la violenza sulle donne e tutte le altre che sensibilizzano la società su fenomeni di repressione delle libertà. Sarebbe bello perché significherebbe che a furia di parlarne, a forza di denunciare, grazie ai Codici Rossi e alle tante leggi che sono state approvate per fermare questa eterna emergenza sociale, la violenza contro le donne è stata finalmente debellata. Significherebbe che gli uomini sono diventati così maturi da saper accettare un rifiuto, una separazione, che hanno imparato a lasciare andare la donna che dicevano di amare e che invece non li ama più. Mettere nel dimenticatoio questa Giornata significherebbe anche finire di contare le vittime rimaste sul campo di battaglia: donne intrappolate in rapporti malati, donne ferite nel corpo e nell’anima, donne morte.

Le abbiamo raccontate: violate, picchiate a sangue, assassinate a calci e pugni, bruciate vive, accoltellate, martirizzate. E ogni volta, dopo, c’era chi si stupiva «perché sembrava una famiglia normale». Il più grande regalo che le donne possono farsi è riuscire a liberarsi dalle catene del falso amore, dei sensi di colpa, a ribellarsi ai violenti al primo schiaffo. Solo così la Giornata contro la violenza sulle donne non avrebbe finalmente più alcun senso.

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