La Nuova Sardegna

Il lockdown cinese pesa sul mondo

di PLINIO INNOCENZI
Il lockdown cinese pesa sul mondo

Sconfiggere la pandemia a qualsiasi costo è l’imperativo del partito anche se utilizzando una quarantena brutale

28 aprile 2022
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Le urla nel silenzio della notte degli abitanti di Shanghai sono una delle più dure testimonianze dell’impatto delle misure draconiane utilizzate dalla dirigenza cinese per combattere il Covid-19, per altro già dato più volte come definitivamente sconfitto grazie alle efficaci misure messe in atto dal partito comunista cinese. I ventisei milioni di abitanti della metropoli cinese sono stati sigillati dentro le loro case dalle quali non possono uscire per nessun motivo, neanche per acquistare cibo e acqua.

Sconfiggere la pandemia a qualsiasi costo è l’imperativo del partito, secondo il quale come al solito l’interesse del bene supremo del paese viene prima del benessere dei singoli cittadini che sono stati sottoposti a misure di quarantena così brutali da scatenare proteste e rivolte come quelle che la televisione di Stato diffonde per mostrare l’instabilità e decadenza dell’occidente. Tutti i contagiati, anche gli asintomatici, vengono immediatamente separati dalle famiglie e segregati in lazzaretti improvvisati dove le condizioni igieniche e generali sono molto precarie.

Sorte peggiore può toccare agli animali domestici dei contagiati che per paura che possano diffondere il virus sono stati oggetto di un trattamento così brutale che ha sollevato orrore e proteste violente. Alcuni animali sono stati avvolti in coperte e uccisi a bastonate; le immagini di queste inutili stragi hanno fatto il giro della Cina creando un’ondata di indignazione crescente. Nel frattempo la geniale strategia dello “zero-Covid dinamico” ha messo in quarantena oltre trecento milioni di cinesi, per cui basta un singolo caso per sigillare interi quartieri o città. Se per caso in un aeroporto si trova un positivo, la dinamicità dell’azione porta a sigillare tutta la struttura con i passeggeri e gli operatori all’interno che non possono uscire se non dopo quarantena e multipli test negativi.

Nel frattempo l’attività produttiva del paese si sta paralizzando, gli autisti dei camion vengono continuamente testati ogni volta che entrano ed escono da una città o dal luogo di carico e scarico, e i funzionari per timore di essere sanzionati mettono in atto ogni serie di misure coercitive antipandemia come misura preventiva. L’attività del porto di Shanghai si è di fatto bloccata, la coda delle navi in attesa alla fonda del più grande porto container del mondo è senza precedenti e si fa fatica a trovare posto per le merci in partenza. La pandemia di Shanghai avrà pesanti ripercussioni sulla logistica globale e molte fabbriche faranno fatica a reperire parti fondamentali per la produzione.

Ancora una volta quello che succede in Cina avrà un riflesso diretto nelle nostre vite, prima il Sars-CoV-2 partito da Wuhan, ora la perturbazione della catena di rifornimento delle merci che produrrà blocco delle produzione e inflazione in occidente. Eppure la Cina non mostra nessun dubbio e continuerà a tenere il paese ermeticamente sigillato. Il ministro della salute non ha mostrato alcun dubbio nel “restare fermi nelle politica dello zero-covid dinamica e nel combattere i pensieri pericolosi di chi vuole convivere con il virus”. I passati successi nella lotta alla pandemia sono stati ostentati come una prova della superiorità del sistema politico cinese e di come il suo leader Xi Jinping ponga al centro delle sue preoccupazioni il benessere dei propri cittadini.

Questa strategia è ora tuttavia oggetto di discussioni e critiche in tutto il paese, il diffondersi della variante omicron che è estremamente infettiva anche se meno pericolosa ha cambiato le regole del gioco. Hong Kong è stata letteralmente travolta dalla pandemia mostrando cosa può succedere in assenza di una campagna vaccinale ben gestita. I vaccini cinesi si sono dimostrati poco efficaci rispetto a quello occidentali mostrando tutti i limiti di un sistema chiuso come quello cinese. Per superare le grandi emergenze globali bisognerà ripartire dalla cooperazione non certo dall’isolamento.
 

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