La Nuova Sardegna

Petrucci, stasera arbitra tu

Mario Carta
Petrucci, stasera arbitra tu

Tocca al presidente della Federazione Pallacanestro ora, come sempre, farsi garante di equilibrio e imparzialità - IL COMMENTO

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Anche nella pallacanestro un silenzio vale più di troppe parole, anche in una gara decisiva di una semifinale scudetto l’unica, secchissima frase spesa dopo la sconfitta da coach Piero Bucchi lunedì sera nella sala stampa del Mediolanum Forum ha pesato più di mille proteste.

È bastato il suo sguardo appoggiato al tavolo davanti a telecamere microfoni e taccuini, uno sguardo di denuncia e non di lamento per un arbitraggio che una volta acclarato che la Dinamo continuava a tenere il naso davanti nel punteggio, senza grosso scandalo ma con lievi e ripetute correzioni in corsa ecco che Milano ha potuto fare la Milano più di quanto a Sassari sia stato permesso di poter essere Sassari. E la differenza è tutta qui. Tocca al presidente della Federazione Pallacanestro ora, come sempre, farsi garante di equilibrio e imparzialità. Perché anche Gianni Petrucci il fischietto ce l’ha, e il suo trilla più sonoro di tutti quelli di tutti gli arbitri per adottare le decisioni giuste e condurre in porto il campionato verso un esito corretto e trasparente, tutelando i più club più facoltosi allo stesso modo di quelli che sono arrivati al loro identico eccelso livello attraverso differenti risorse, ma meritando allo stesso modo.

Presidente Petrucci non è vittimismo, né mettere le mani avanti o tantomeno un tentativo di captatio benevolentiae. Ma stasera al PalaSerradimigni arbitra tu, fatti sentire e fai sentire ai tifosi sassaresi che la loro squadra vale quanto le altre, non un antisportivo di più né un “passi” di meno, o una rimessa laterale invertita. Ricorda ai tifosi sassaresi e a quelli milanesi che gli errori arbitrali in una partita ci stanno, ma tutti i tecnici possono prendersi un fallo tecnico e non alcuni sì e altri invece no. In questi playoff e nelle semifinali sino a questo punto ha sempre vinto la squadra più forte, e chi ha vinto sinora lo ha sempre meritato. Proprio per questo non ci possono essere dubbi, e proprio perché si possa continuare così non si possono concedere né alibi, né rimpianti o rivendicazioni agli sconfitti.

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