La Nuova Sardegna

Trasporti

Continuità territoriale, il governo atterri ad Alghero

di Luca Rojch
Continuità territoriale, il governo atterri ad Alghero

L’isola sembra sempre più una colonia estiva per turisti – IL COMMENTO

21 gennaio 2023
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L’aeroporto di Alghero è il simbolo di un territorio. È il simbolo del suo affanno, della sua scarsa dinamicità e attrattività imprenditoriale. È il simbolo di un’area post industriale, post agricola, post bancaria, che sopravvive di terziario e sogna di avere una monocoltura balneare. Lo scalo di Alghero è il riflesso di una mancanza di visione, di prospettiva, di speranza. Una colpa collettiva. D’inverno i voli si contano sulle dita di una mano, d’estate deve reggere l’urto di una folla di turisti che lo assale. Soldi che scivolano via senza penetrare nel territorio. Come un’alluvione. Un sistema che ingrassa le low cost e mortifica qualsiasi idea di una crescita strutturale dello scalo. Una condizione che Alghero condivide con Olbia, l’aeroporto più stagionale d’Europa: è quello che ha la maggiore differenza percentuale tra i passeggeri che arrivano a febbraio, appena 43mila, e quelli che ci sono ad agosto, quasi 600mila. Dati del 2018, ma la forbice ora rischia di essere ancora più larga.

In queste ore su Alghero si affaccia anche lo spettro della cassa integrazione per i dipendenti. Ma sulla situazione attuale poche colpe ha il fondo F2I che ha comprato l’aeroporto di Alghero grazie a un piccolo miracolo dell’allora assessore ai Trasporti Massimo Deiana, che è riuscito a vendere uno scalo tecnicamente fallito, che non riusciva a presentare neanche i bilanci. F2I orfana di Ryanair è riuscita a far ripartire lo scalo. Il covid e la crisi mondiale dei trasporti hanno fatto perdere quota all’aeroporto. E ne hanno fatto aumentare la sua vocazione di scalo balneare. La stessa politica che oggi si affanna e urla allo scippo dei diritti è quella che quando lo scalo era pubblico lo ha utilizzato come ufficio personale collocamento supporter, e lo ha portato a un passo dal fallimento. Quando il Riviera del Corallo era di proprietà della Regione dal 2001 al 2010 la Sogeaal è stata ricapitalizzata per 30 milioni di euro. Soldi pubblici che ha messo la Regione. Nel 2016 è stato fatto un calcolo: ogni mese l’aeroporto perdeva dai 100mila ai 130mila. C’era il 35 per cento del personale in più rispetto a quello che serviva. I dipendenti a tempo indeterminato erano 242, più 60 in part time. In uno scalo efficiente c’è un dipendente ogni 12mila passeggeri, ma ci sono aeroporti in cui il rapporto è di uno a 18mila. A Cagliari c’è un dipendente ogni 10mila passeggeri, ad Alghero il rapporto era di uno a 5mila.

Ma l’aeroporto di Alghero va difeso proprio perché è il simbolo di un territorio. Perché se il Nord Sardegna perde anche il suo scalo il gap con il resto d’Italia e d’Europa diventa ancora più incolmabile. Perché il diritto alla mobilità dei sardi non può essere spazzato via. Serve un’unica regia che coordini i tre scali e armonizzi ruoli e compiti. Olbia, Alghero e Cagliari devono lavorare come un unico hub che serve 1,6 milioni di sardi. La politica deve intervenire per il riequilibrio dei territori e deve avere maggiore attenzione per quelli più fragili. L’assessore Moro dimostra di essere presente in questa battaglia, il ministero e il governo sono entità astratte. Speriamo che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini continui a frequentare l’isola in estate, forse anche lui avrà interesse a salvare gli scali di un’isola che sembra sempre più una colonia estiva per turisti.

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