La Nuova Sardegna

Il nuovo conflitto Israele-Palestina

Un terremoto geopolitico

di Nicolò Migheli
Un terremoto geopolitico

Chi ci guadagna da questa guerra? E perché Netanyahu avrebbe sottovalutato le informazioni su qualcosa di “terribile” in preparazione da parte di Hamas? Interrogativi sulle trattative in corso tra Tel Aviv e l’Arabia Saudita

11 ottobre 2023
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Ogni crisi ha le sue ragioni locali, però inquieta quello che avviene negli ultimi due anni. La guerra contro l’Ucraina ha dato il via a conflitti in Africa + Medio Oriente. In quest’anno abbiamo assistito ai golpe militari nel Sahel che hanno espulso la Francia da quell’aerea. La guerra civile in Sudan, il recupero del Nagorno-Karabach da parte degli azeri con una breve guerra contro l’Armenia. Ora l’attacco di Hamas nel sud di Israele con la strage di ebrei più ampia dalla II Guerra Mondiale. Un mondo fuori dai gangheri, parafrasando Shakespeare, ma non si vede nessuno che possa porvi rimedio, con le organizzazioni internazionali bloccate dagli interessi nazionali contrapposti. Quali siano gli obiettivi palesi di Hamas con l’azione del 7 di ottobre, restano di difficile decifrazione. I 150 ostaggi serviranno come scambio con i prigionieri palestinesi tenuti da Israele. Quel target è sufficiente per una risposta di Tel Aviv prevista nelle conseguenze peggiori?

C’è sicuramente dell’altro con livelli multipli. Il primo, sconfessare e marginalizzare l’Autorità Nazionale Palestinese, espulsa da Gaza ma che governa la Cisgiordania e con essa l’Arabia Saudita e i Paesi arabi che l’appoggiano. Il secondo, l’attacco è un ennesimo capitolo della guerra infra-sunnita come il conflitto in Yemen, il terrorismo islamita in Egitto, lo scontro in Libia e in Sudan. Hamas ramo palestinese della Fratellanza Musulmana è finanziato dal Qatar. Il terzo, il più sensibile per lo status quo del Medio Oriente, il blocco delle trattative di pace tra Israele e Arabia Saudita nel quadro degli accordi di Abramo. I sauditi dicono che le trattative continuano ma Mohamad bin Salman quanto potrà resistere a una pressione popolare dopo la repressione violenta che sta avvenendo in queste ore su Gaza?

Su un panorama confuso, si fa strada, come al solito il cui prodest. I primi da avvantaggiarsene sono gli iraniani, che dal processo di pace vedevano la loro marginalizzazione. La guerra tra sciiti e sunniti era messa da parte dopo la ripresa delle relazioni tra Teheran e Riad favorita dai cinesi. Nelle trattative tra Israele e Arabia, un compito importante l’hanno gli Usa che dovrebbero garantire la sicurezza dei Sauditi. Tutto questo se non è saltato è perlomeno in stand-by, in attesa che il conflitto con Hamas abbia una soluzione. Ultimo, se la dirigenza di Hamas sopravviverà alla guerra benché perdente, si troverà a essere legittimata davanti ai palestinesi con una Anp governata da Fatah ormai fuori dai giochi.

Resta il mistero di come i vari Shin-bet e Amman, il servizio di informazioni militare, si siano fatti cogliere di sorpresa, con una debacle che ricorda quella della guerra dello Yom Kippur del 1973. Si fanno molte ipotesi: che Hamas con agenti doppi sia stata abile nell’intossicare i servizi nemici. Esperti di intelligence dicono che molto è dovuto alla mentalità dei servizi, che sono portati a sottovalutare le fonti Osint, quelle di libero accesso. Pare che in parte dei piani dell’assalto fossero già su internet. Infine l’accusa smentita dall’interessato. Secondo giornale israeliano Yedioth Ahranoth i servizi egiziani sostengono di aver informato Netanyahu 10 giorni prima che Hamas «stava preparando qualcosa di molto insolito e un’operazione terribile» e che sarebbe avvenuta a Gaza. Il ministro egiziano sarebbe rimasto sorpreso dall’indifferenza di Netanyahu. Se l’informazione è vera ha una sua spiegazione. Il premier quest’anno era assorbito dalla rivolta contro il suo governo e la presenza nell’esecutivo dei partiti di estrema destra dei coloni poneva tutte la attenzioni sulla West Bank. Ci sarà un governo di unità nazionale in Israele, ma la fine politica di Bibi è sicura. La guerra dello Yom Kippur mise fine alla carriera politica di Golda Meir, per lui non sarà diverso.

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