La Nuova Sardegna

Il commento

Jannik Sinner, la racchetta della porta accanto

di Mario Carta
Jannik Sinner, la racchetta della porta accanto

Il tennis italiano cresce e scopre un talento puro, con Jannik il movimento italiano non solo vince ma vola, e continua a incrementare iscritti e risultati positivi

26 novembre 2023
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E oggi siamo tutti tennisti, attaccati alla tivù che – toh, la Rai – si degna, per riscoprirci uniti. L’Italia orfana di due mondiali di calcio di fila, i telecalciospettatori frantumati fra network e streaming scoprono l’Italia in finale in Coppa Davis. L’abbiamo sollevata una sola volta nella storia – e che storia, nel Cile di Pinochet nel 1976 con Panatta, Bertolucci, Barazzutti con la maglietta rossa addosso –, e adesso dal 1899 a oggi dopo una sola finale vinta e sei perse, a Malaga 25 anni dopo l’ultima finale con l’Australia abbiamo l’occasione ancora contro l’Austrlalia di riabbracciare la Coppa Davis, l’Insalatiera. Nel segno di una carota. Il rossocapelluto Jannik Sinner è il tennista che vorremmo essere noi non tennisti, che il tennis lo schiviamo e diciamo di non amarlo perché è lo sport più individuale e individualistico di tutti, perfino solipsistico, perché non sopportiamo la rete di mezzo e i capricci-sfogo di tanti fighetti che nei campi di periferia spaccano racchette per rabbia, e non è sport.

Nel tennis bastano una racchetta e due scarpette? Non è così. C’è chi ci crede, chi si allena, chi soffre mentre noi a bordo tv da guardoni ci facciamo spettatori, come accade quando ti capita di sbirciare un match fra il numero uno al mondo Novak Djokovic e il numero 4 Jannik Sinner. E sono applausi azzurri in mondovisione. È a questo punto che il tennis diventa spettacolo, e insieme esempio. Con il ragazzino Sinner che ai Master per la prima volta batte il numero 1 Djokovic, e il ragazzino è un italiano che non fa i capricci, che non spacca le racchette frustrato, ma che si coltiva e cresce, innaffiato dal lavoro e dagli allenamenti. E che si ripete in Coppa Davis. È finale, finalmente, grazie alla punta di diamante Sinner ma anche a una squadra che vale, e vola. Non da solo Sinner ha portato l’Italia in finale, ma senza l’Italia Sinner non sarebbe stata più Sinner di quanto lo sia oggi, e lo sa. E lui non lo nega. Ed è questo il bello del nuovo tennis italiano, che dopo i successi delle ragazze (l’ultimo a Cagliari sulla Russia) ora trova l’ondata maschile con sulla cresta l’altoatesino.

Cresce, Jannik. Match dopo match. Matura, vince, scala le classifiche, fa sempre più pubblicità. Fa sognare, fa segnare. Ed è il primo a saltare dalla sedia per il punto di un compagno in un match di Davis, per poi insieme ai compagni farsi leader di un sogno. E di un bisogno, quello di un’Italia che nelle sue mille eccellenze sportive e nelle sue mille vittorie ha trovato un tipo dai capelli rossi che potrebbe essere il tuo compagno di banco, e forse lo è. Gioca a tennis, e tu con lui

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