La Nuova Sardegna

Oristano

Abusi su minorenni, il pubblico ministero chiede otto anni

di Enrico Carta
Abusi su minorenni, il pubblico ministero chiede otto anni

Tresnuraghes, per l’accusa e le parti civili nessun dubbio sui comportamenti dell’ex allenatore di squadre giovanili

23 novembre 2012
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TRESNURAGHES. «Colpevole senza alcun dubbio». Il pubblico ministero Andrea Padalino Morichini non ne ha alcuno di fronte a Marco Lugas, 51 anni, e alle accuse che gli muove contro. L’indagine, secondo il magistrato, deve portare ad un esito inevitabile: la condanna dell’ex allenatore di calcio di squadre giovanili che per mesi abusò di due ragazzine e due ragazzini in alcuni paesi tra Planargia e Montiferru. La pena richiesta, dopo oltre un’ora di dettagliata ricostruzione dei fatti, è di otto anni di reclusione. Sarebbero stati di più, ma la scelta del rito abbreviato consente all’imputato di usufruire dello sconto di un terzo.

Per conoscere la decisione del giudice ci sarà però ancora da attendere. Se ne riparlerà il 4 dicembre, data in cui le controparti si rivedranno in aula per eventuali repliche e contro repliche prima che il giudice per le udienze preliminari, Annie Cecile Pinello, si ritiri in camera di consiglio per decidere le sorti del processo.

L’udienza di ieri è stata per molti versi drammatica. Nella precisa e asciutta ricostruzione dei fatti, il pubblico ministero ha dovuto fornire quei dettagli crudi che compongono il tetro mosaico della vicenda – sempre che le accuse trovino conferma nella sentenza –. Gli abusi, fatti di toccamenti, contatti fisici e, forse in un caso, anche di un rapporto sessuale interamente consumato andavano avanti da mesi. Nessuno aveva avuto sospetti sugli strani movimenti di Marco Lugas, notato ripetutamente in compagnia di adolescenti. Nessuno pensava che dietro la figura dell’allenatore di calcio di squadre giovanili o del componente del coro del paese sempre impegnato in iniziative a sfondo sociale, si celasse invece colui che intratteneva rapporti proibiti con i ragazzini e le ragazzine.

A togliere il cupo velo che avvolgeva la vicenda fu la scoperta di alcune conversazioni nella chat di Facebook tra l’adulto allora quasi cinquantenne e una ragazzina. In seguito alla denuncia l’indagine ebbe una svolta seguendo direzioni ben precise. L’esame dei computer e altri accertamenti effettuati dai carabinieri consentirono di risalire anche agli altri abusi. Si ipotizzò anche che furono più dei quattro su cui poi si è incentrato il processo, ma evidentemente non sono emersi elementi per sostenere ciò con certezza.

Le certezze sono invece quelle che anche le parti civili hanno dimostrato di avere. Gli avvocati Raffaele Cocco, Vittorio Delogu e Riccardo Uda, dopo aver sposato a pieno la linea del pubblico ministero hanno chiesto una provvisionale come parziale risarcimento del danno pari a 15mila euro.

Il resto della scena processuale è stata occupata dall’avvocato difensore Anna Maria Uras che ha instillato nel giudice il dubbio di non facile soluzione: c’è la certezza che il rapporto tra Marco Lugas, descritto troppo affrettatamente come un orco, e i quattro adolescenti non fosse consenziente? Si trattò davvero di abusi oppure, per quanto sbagliata, quella vicinanza era voluta e grasdita anche da quelle che ora sono vittime? La sentenza del 4 dicembre dirà tutto.

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