La Nuova Sardegna

Oristano

Saras garantisce: il metano è per i sardi

di Giampaolo Meloni
Saras garantisce: il metano è per i sardi

Incontro pubblico sul progetto ricerche nell’area di Arborea. «Risparmi per le aziende e un milione all’anno al Comune»

21 aprile 2013
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INVIATO A ARBOREA. La Saras rassicura la comunità: il metano sarà dei sardi. «Sarà la Regione a trattare sulle royalties. La Regione disporrà della risorsa a beneficio della collettività». E i vantaggi potranno essere ben più favorevoli di quanto ora si possa prevedere, perchè se i giacimenti di gas verranno definitivamente accertati nel sottosuolo oristanese e si arriverà all’estrazione, si potrebbe estendere la rete di distribuzione al Campidano (dove altre ricerche sono in progetto), quindi a Cagliari, Iglesias e a Sarroch, dove la società petrolifera ha sede e impianti di raffinazione e, si prefigura, potrebbe realizzare anche le infrastrutture per l’utilizzo e l’eventuale vendita. Con la prima ferma condizione: che il patrimonio energetico rappresentato dal metano sia governato dalla Sardegna.

Lo scippo temuto. Lo hanno ribadito gli ingegneri dell’azienda e i docenti universtari che hanno elaborato il progetto di ricerca ora al vaglio della Regione per la Valutazione di impatto ambientale. Le assicurazioni sono arrivate attraverso le prime spiegazioni dei tecnici e le successive sollecitazioni proposte dal pubblico (poco a dire il vero, una trentina di persone), ma soprattutto dall’indipendentista Doddore Meloni, che non ha condiviso la manifestazione nella piazza poco distante: «Credo si debba stare qui, per sentire, capire e discutere sulle intenzioni della Saras», ha spiegato.

I timori sollevati dal leader di Malu Entu aprono lo scenario sul futuro: il nuovo assetto azionario dell’azienda dei fratelli Moratti fa temere che una volta confermata la presenza del metano e ottenuto successivamente il via libera della Regione all’estrazione, la concessione possa essere venduta e finisca in chissà quale potentato multinazionale, fuori cioè dal controllo della Sardegna, della sua popolazione. «Come sempre, ancora una volta derubati delle nostre ricchezze che saranno regalate all’esterno. Si prepara lo scippo del secolo. A noi resterà l’inquinamento», obietta Doddore Meloni.

Le autorizzazioni. Chiara Rosnati, docente di educazione ambientale nella sede universitaria di Nuoro, manifesta una perplessità analoga, anche se sul fronte procedurale. «Perchè solo ora presentate il progetto e non avete promosso un confronto preliminare con i soggetti interessati del territorio?». Qui la Saras ammette qualche diffetto di comunicazione, ma dice di avere comunque incontrato preliminarmente i sindaci della zona e di averne ottenuto il via libera che ha aperto le porte alla richiesta della Via alla Regione. «Nell’area interessata ai rilievi sismici, abbiamo incontrato e discusso con ottocento proprietari delle aree agricole». Il fatto è che nel cammino delle autorizzazioni manca anche un riferimento normativo: non esiste una pianificazione regionale in materia energetica. Lo denuncia la Rosnati e lo ammettono i tecnici Saras.

L’incontro, il primo di una sequenza destinata ad approfondire e chiarire gli aspetti tecnici del progetto Eleonora, rivela anche quale sia il significato imprenditoriale dell’iniziativa. La Saras vuole consolidare «la propria attività nel fronte dei combustibili in un mondo difficile per l’azienda, che è piccola rispetto ai giganti del settore». Lo dice Giuseppe Citterio, l’ingegnere responsabile in Saras della pianificazione e sviluppo.

Aziende locali. Una scommessa che la società petrolifera spera di vincere. Le probabilità sono buone. «Ci sono indizi per andare oltre gli standard», spiega Citterio. Gli studi geologici sono inziati nel 2006. «Ora si tratta di avviare l’esplorazione per valutare se nel sottosuolo ci sono risorse da sfruttare», precisa Giulio Casula, anch’egli ingegnere, padre del Progetto Eleonora, che riepiloga le motivazioni dell’iniziativa. In primo luogo la Sardegna non disponde di gas naturale e non è connessa alla rete nazionale. Il progetto Galsi (dall’Algeria alla Sardegna e alla Toscana) è ancora sospeso nell’incertezza. Il gas è di proprietà pubblica e la disponibilità della risorsa potrà dare grandi vantaggi ai cittadini, alle imprese. Sarà ceduto ad aziende sarde che lo distribuiranno in Sardegna. I conti: in Sardegna paghiamo l’energia il 30 per cento in più e la Regione ha investito sulla rete, che è disponibile e sarà utilizzata per il metano di Arborea.

Impatto ambientale. Certezze a tutto campo sul fronte dell’impatto ambientale le ha date l’ingegnere Alessia Meloni, con un report sui dettagli tecnici della sicurezza nell’impianto che verrà realizzato nell’area dello stagno S’ena Arrubia per le esplorazioni. Anche la torcia (una ciminiera di trenta metri)che butterà in aria la fiamma sarà protetta nell’irraggiamento del calore che non si propagherà oltre i cinquanta metri del cantiere. Non ci saranno rischi per le falde acquifere, garantisce l’ingegnere Giulio Nardini. Le ricerche si sono estese su 443 chilometri quadrati. Le indagini sismiche sino a 6 chilometri di profondità e su 500 chilometri di linee sismiche nel sottosuolo. Non ci sarà emissione di anidride carbonica. Si presume un giacimento di cinque serbatoi in profongità variabili da 700 a 2800 metri, con una potenzialità di 3 miliardi di metri cubi di gas recuperabili. «Un patrimonio – insiste Casula – che renderà la Sardegna meno subalterna dall’approvvigionamento esterno».

Le royalties. Come potrà il territorio monetizzare questa ricchezza? La Sardegna avrà il 10 per cento delle royalties sulla produzione annua di metano. Per la legge italiana il gas e gli olii combustibili sono patrimonio indisponibile dello Stato. Le royalties sono calcolate in proporzione alle quantità di gas prodotte. Nel caso di Arborea, del Pozzo Eleonora, sulla base di parametri stabiliti dall’Autorità dell’energia elettrica e del gas, al Comune verrebbero destinati circa un miliardo di euro all’anno (il 66 per cento del 10 per cento totale), mentre il 33 per cento lo incasserebbe la Regione. Un metro cubo di metano sul mercato costa 35 centesimi. I benefici sull’utilizzo derivano dalle medie dei prezzi e dei consumi: un’ora di alimentazione con Gpl costa 0,64 euro, un’ora con metano 0,21. La spesa media annua di una famiglia sarebbe nel primo caso di 1900 euro, con il metano di 1400. Insomma, la Saras è pronta alla scommessa. Vuole partire con l’esplorazione e assicura che se i risultati saranno positivi, anche nella fase di estrazione l’impatto ambientale non subirà modifiche. Per chi avesse dubbi residui, i tecnici, compreso il professore Viola, docente universitario da quarant’anni in Sardegna, citano Parma, che nella sua provincia conta 289 pozzi attivi, eppure vanta tante produzioni con marchio garantito tra parmigiano, olio, vino, funghi. E il destino del gas sarà tutto nelle mani (politiche e legislative) della Regione.

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