La Nuova Sardegna

Oristano

Tra gli allevatori scatta l’allarme per la Visna Maedi

La Regione promette per i prossimi giorni un piano d’azione La nuova patologia ovina colpisce un settore già in crisi

13 settembre 2014
3 MINUTI DI LETTURA





ABBASANTA. Il semaforo giallo scattato per la Visna Maedi indica che è tempo di agire con più incisività per evitare che degeneri una situazione oggi preoccupante ma non drammatica. Ieri la Coldiretti ha lanciato l’allarme e investito la Regione del problema.

La patologia si manifesta dopo un lungo periodo d’ incubazione, si trasmette principalmente attraverso l’assunzione del latte materno, colpisce in particolare i polmoni e l’apparato mammario degli ovini e ad essa potrebbero essere correlati il calo della produzione del latte e la mortalità neonatale.

Nell’ultimo biennio sono state effettuate nell’oristanese poco più di duemila campionature in circa 35 ovili. Il dato però non fotografa la reale situazione epidemiologica in quanto si riferisce ad allevamenti dove la sintomatologia era molto evidente. «Per conoscere l’effettiva incidenza della malattia è necessario effettuare uno screening a tappeto» ha spiegato il responsabile del Servizio veterinario dell’Asl 5, Antonio Montisci. L’area più interessata dalla presenza della Visna Maedi è il Ghilarzese, con diversi casi conclamati a Sedilo, Aidomaggiore e Abbasanta.

Il fenomeno comunque è tutt’altro che da sottovalutare, come hanno raccomandato Nicoletta Ponti e Giantonella Puggioni, dell’Istituto zooprofilattico di Sassari, e com’è chiaramente emerso dalle testimonianze degli allevatori. «Un pastore non ce la fa ad affrontare anche questo problema», ha lamentato Salvatore Mastio, gavoese, proprietario di un’azienda nelle campagne di Aidomaggiore e Norbello. «Non ci sono indennizzi e sosteniamo già troppi costi: se abbattiamo i capi positivi da cosa campiamo?». L’intervento della Regione è stato caldeggiato dal direttore provinciale di Coldiretti Ermanno Mazzetti e dal delegato confederale Aldo Mattia.

L’appello è stato raccolto da Mario Tendas e Antonio Solinas, che hanno ventilato la possibilità d’inserire nel Piano di sviluppo rurale ancora in fieri le misure per gestire il fenomeno sia sotto il profilo sanitario che in termini di sostegno finanziario alle aziende ovine che si sottopongono alla profilassi.

Altro impegno assunto è d’includere anche gli ovini nel Piano regionale di risanamento della Caev (artrite encefalite caprina), una patologia affine alla Visna Maedi che colpisce il sistema nervoso delle capre e che dà diritto ai soli titolari di allevamenti caprini o misti ai rimborsi per i capi abbattuti. L’Asl 5 ha cercato di colmare le lacune della Regione predisponendo una procedura volontaria per il risanamento della Visna Maedi. Il protocollo prevede la separazione degli esemplari infetti da quelli indenni, controlli sierologici semestrali, l’alimentazione degli agnellini sani nati da capi positivi con colostro di capi indenni, l’abbattimento sistematico delle pecore malate.

Dal canto suo, la Regione sta predisponendo un’indagine a campione nel periodo dei parti per stabilire l’incidenza della malattia e per risalire alle cause degli aborti e delle malformazioni dei feti.

«La settimana prossima – ha detto l’assessore all’agricoltura Falchi – presenteremo un piano d’azione completo sulla materia».

Maria Antonietta Cossu

In Primo Piano
Elezioni comunali

Giuseppe Mascia: «Grande responsabilità che ci assumiamo uniti per governare Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative