La Nuova Sardegna

Oristano

Ricerca senza regole per i pregiati tartufi, ora serve una legge

di Ivana Fulghesu

Laconi, i cercatori chiedono alla Regione un regolamento Danni ambientali e economici creati dall’improvvisazione

24 settembre 2014
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LACONI. «La Regione intervenga affinché si faccia una legge di tutela del patrimonio tartuficolo regionale». È la richiesta accorata dei cercatori di tartufo del territorio del Sarcidano che ancora una volta lanciano l’allarme e chiedono una regolamentazione non solo sulla raccolta, ma anche sulla commercializzazione del tartufo.

A livello regionale, sebbene siano state presentate diverse proposte di legge, nessuna di queste è mai stata approvata ed attualmente l’unico riferimento normativo è la legge quadro nazionale 752/1985. Conseguenza del vuoto legislativo sono la raccolta indiscriminata, la razzia e la devastazione delle tartufaie con l’immaginabile conseguente danno ambientale e, per chi svolge quest’attività, anche economico.

Il tartufo, notoriamente considerato un prodotto di nicchia, quotato giornalmente come le azioni della Borsa, potrebbe diventare l’oro nero del Sarcidano perché le diverse qualità raccolte nei territori di Laconi e Nurallao sono sempre più richieste ed apprezzate anche dal mercato nazionale. Per i cercatori vendere, però, non risulta semplice; l’ostacolo principale riguarda la difficoltà a mettersi in regola con l’iscrizione alla Camera di Commercio. «La richiesta del nostro tartufo è in crescita – raccontano alcuni cercatori –, ma molti ristoratori sardi interessati all’acquisto dei nostri tartufi ci chiedono il rilascio di regolare fattura».

Meno scrupolosi, invece, sono gli acquirenti della penisola, dove i tartufi del Sarcidano vengono acquistati a un prezzo bassissimo e commercializzati come produzione di altre Regioni, spesso come i più blasonati Nero di Norcia o Bianco d’Alba. Considerate tutte le difficoltà che il settore incontra, i lavoratori chiedono un marchio del prodotto ed altre regole che rispondano anche alle peculiarità del territorio. «Le regole che possono andar bene per altre Regioni, magari non si adattano alle caratteristiche del tartufo sardo», spiegano i cercatori. Il futuro è ancora da scrivere per il tartufo nostrano, ma a destare particolare preoccupazione è la raccolta indiscriminata, fatta con mezzi non idonei, che sta creando un danno inestimabile. «Spesso cercatori inesperti raccolgono i tartufi non ancora maturi, che non rappresentano la qualità del prodotto che può essere apprezzato solo quando è maturo. Per questo – dicono i cercatori – chiediamo che si utilizzino esclusivamente i cani i quali riescono a fiutare i frutti maturi».

Solo un intervento legislativo potrà quindi salvaguardare questa importante risorsa del territorio e consentire lo sviluppo di attività lavorative stabili per la conservazione e trasformazione del prodotto.

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