La Nuova Sardegna

Oristano

Stop al poligono sull’Omodeo, la protesta a Zuri

di Maria Antonietta Cossu

Ghilarza, nuova manifestazione contro il presidio del Caip Pochi amministratori locali, il Comitato chiede le bonifiche

16 novembre 2014
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GHILARZA. Dopo un periodo di calma apparente la campagna contro il poligono ha ripreso slancio da Zuri, dove ieri si sono riunite le anime del movimento che si batte per la dismissione del presidio del Caip e che reclama la restituzione del territorio alle comunità locali. Interventi di riconversione, politiche di sviluppo funzionali alla crescita demografica e alla rinascita economica e sociale delle zone interne sono le rivendicazioni avanzate dal coordinamento della protesta nato sulle sponde dell’Omodeo, dalle associazioni anti-militariste, dai cittadini e dai partiti indipendentisti che hanno invaso pacificamente la frazione. Poco meno di un centinaio di persone si sono riversate nella borgata, ma più che la presenza dei dimostranti, osservati con discrezione da una decina di agenti di polizia, a dare nell’occhio è stata l’assenza degli amministratori comunali che hanno sposato la causa. All’appello hanno risposto “presente” soltanto i Comuni di Bidonì, Soddì e Sorradile. La protesta si muove su un doppio binario: quello imboccato dalla corrente più radicale del movimento, che inquadra la questione del poligono nel più ampio scacchiere delle servitù militari reclamando la smobilitazione di tutte le basi senza condizioni, e quello percorso dall’ala moderata, che propende per un trasferimento del campo di tiro subordinato a un progetto di sviluppo calato nella realtà locale. Le istanze presentate dal comitato Lago Omodeo: «Abbandonare immediatamente il poligono e sottoporlo a bonifica, recuperare il villaggio di Santa Chiara e far valere il Sic» ha rilanciato il portavoce Gian Luigi Deiana. Bustianu Cumpostu e Bellomonte hanno rivendicato il diritto di sovranità dei sardi «È il popolo sardo il vero soggetto politico, la Regione è solo un’intermediaria e non vogliamo che accetti compromessi con lo Stato» ha dichiarato il leader di Sardigna Natzione escludendo ogni trattativa sul ridimensionamento delle servitù. Bellomonte ha arringato la folla auspicando la creazione di un grande fronte popolare che vada a occupare tutte le basi. «Perché possono sparare solo loro? – ha detto in tono provocatorio –. Possiamo sparare anche noi, con le idee». «Il nostro è un paese abbandonato – ha protestato la signora Italina Zaru, 89 anni di Zuri – . Non siamo più padroni di nulla, bisogna combattere». «Gli animali non sono protetti, le strade sono danneggiate: è una guerra» ha denunciato il consigliere comunale di Soddì, Pietro Cardia. La linea dura non era però l’unica posizione in campo: c’è chi si muove in direzione di un compromesso, come il sindaco di Bidonì. Silvio Manca ha prospettato la possibilità di ospitare le attività di addestramento del Caip nell’area che il Comune di Macomer ha concesso in uso all’esercito. Tra le ipotesi in campo c’è la cava dismessa di Bonarcado.

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