La Nuova Sardegna

TRESNURAGHES. Da volontario, l'omicidio di Mario Serra, diventa preterintenzionale. Resta la condanna per i fratelli Francesco Lussorio e Fabio Carai, ma da trenta la condanna passa a vent'anni.

La Corte d'appello di Cagliari, dopo aver visto ritornare indietro il processo dalla Corte di Cassazione ha rivisto la pena finale, rideterminata in virtù delle nuove perizie che hanno stabilito che la morte del pensionato avvenne non per strangolamento diretto, ma per asfissia provocata dal brutale modo in cui la vittima fu legata e imbavagliata.

Mario Serra sorprese infatti i due fratelli mentre stavano compiendo un furto di poche decine di euro nella sua abitazione. Era il 30 ottobre del 2010 e i banditi, una volta sorpresi, aggredirono il padrone di casa. Poi lo incaprettarono e fuggirono lasciando dietro di sé qualche traccia di dna e qualche impronta.

Servirono per identificarli successivamente, intanto Mario Serra era morto poche ore dopo la rapina. Come ha detto il perito della Corte, il professor Adriano Tagliabracci, la morte per asfissia sopraggiunse per via della brutale aggressione, per lo choc subito dalla vittima e per la posizione nella quale fu costretto a rimanere.

La Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado, che aveva condannato i due fratelli a 30 anni per omicidio volontario. Ora la Corte d'Assise d'Appello ha rivisto l'imputazione trasformandola in omicidio preterintenzionale come avevano sempre sostenuto gli avvocati difensori Gian Luigi Mastio, Caterina Cucca e Pasquale Ramazzotti.

Il procuratore generale Michele Incani aveva comunque chiesto la conferma dei trent'anni, vista la brutalità con cui i due fratelli agirono.