La Nuova Sardegna

Oristano

Vendita in tribunale per il cantiere navale dei sogni spezzati

di Enrico Carta
Vendita in tribunale per il cantiere navale dei sogni spezzati

In liquidazione l’area e il capannone dell’Europa Invest Edificato nel 2001 coi soldi della 488 non è stato concluso

11 maggio 2016
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ORISTANO. I sogni di gloria finiscono in tribunale. Non in quello di Oristano, ma ad Arezzo-Siena, sede della società Europa Invest. Quindici anni fa quel nome si portava dietro l’ennesimo sogno occupazionale, oggi è difficile associarlo a qualcosa di concreto a meno che non si passi dalle parti del Consorzio Industriale. Il capannone più grande di tutta l’area a ridosso del porto, quello che doveva ospitare quattrocento lavoratori e dispensare buste paga, è in vendita.

E allora l’unica parola che oggi può essere immediatamente associata all’Europa Invest è fallimento. Il cantiere navale che doveva sorgere nel 2001 ancora non esiste. Esiste invece una procedura di vendita dell’intera area e del gigantesco prefabbricato che doveva servire da base operativa e da grande officina per la costruzione di grandi navi o per le riparazioni di quelle che avevano bisogno di una rinfrescata. In realtà l’Europa Invest nella zona del Consorzio Industriale, in questi quindici anni, quasi non ci ha messo piede. Si è presentata giusto il tempo necessario per incassare una prima tranche del finanziamento legato alla legge 488 e tirare su le pareti dell’enorme capannone, poi ha lasciato spazio al silenzio.

Intanto le cose anche nella Penisola non andavano per il meglio, tanto che l’azienda di Arezzo si è ritrovata nel bel mezzo di un maremoto chiamato fallimento. E allora il riparato angolo nella zona del porto industriale è stato abbandonato dai capitani che, da terra, dovevano guidare l’ammiraglia di una flotta che mai è esistita. Niente navi, niente lavoro, niente soldi, una sola speranza.

Ora gli occhi di tutti sono puntati su quel che accadrà nei prossimi mesi al tribunale di Arezzo, dove si svolgerà la vendita legata alla procedura di liquidazione preventiva. Il Consorzio Industriale, proprietario dell’area su cui poggia le sue fondamenta il capannone e dei terreni circostanti acquistati dalla Europa Invest anni fa, non ha mai acquisito lo stabile proprio per velocizzare le procedure, nella speranza che qualche altro acquirente si faccia avanti e presenti un’offerta. La vendita del capannone è ovviamente legata a doppia mandata all’avvio di attività di cantieristica navale. Il Consorzio non ha mai dato il via libera a un cambio di destinazione d’uso che sarebbe indispensabile nel caso in cui si voglia avviare un’attività differente e che sarebbe eventualmente da concordare con i vertici dell’ente, ma questo appare un problema secondario perché la prima questione da porsi riguarda proprio la presenza di eventuali acquirenti. La cifra da sborsare, che verrà precisata nel dettaglio nei prossimi giorni con l’annuncio ufficiale attraverso la stampa, è infatti parecchio elevata. Al momento si può solo compiere un calcolo approssimativo che parte dal fatto che l’area si estende per 115mila metri quadri e che il valore di quei terreni è di 26 euro al metro quadro. Moltiplicando i due dati si arriva a due milioni e 990mila euro, ma c’è comunque da aggiungere la cifra per l’acquisto del capannone che sarà di rilievo. Insomma, serve che al porto si affacci qualcuno col portafogli gonfio affinché quel simbolo di archeologia industriale senza una storia alle spalle diventi qualcosa di più di una scatola vuota.

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