La Nuova Sardegna

Oristano

Il riscatto dal carcere passa attraverso l’arte

di Michela Cuccu
Il riscatto dal carcere passa attraverso l’arte

Continua la collaborazione tra la Casa circondariale e la Curia arcivescovile I quadri e i mosaici realizzati da sette detenuti saranno messi all’asta martedì

08 luglio 2016
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ORISTANO. Detenuti che fanno beneficienza: ci vuol quasi un ossimoro per riuscire a spiegare il significato di «comunichiAmo l’arTe», l’asta dei lavori realizzati nel carcere di Massama che si svolgerà al Museo Diocesano.

Il valore delle opere che nella serata di martedì prossimo, saranno battute all’asta (dal commercialista Giorgio Mento), va ben oltre a quello artistico. È un valore sociale, proprio perché quei 34 fra dipinti e mosaici sono stati realizzati da sette detenuti della sezione di Alta sicurezza del carcere di Massama: solo immaginare che siano stati creati all’interno di una cella da chi la libertà, in attesa di poterla riguadagnare, la cerca (forse anche ritrovandola) con pennelli e colori. Opere che diverranno ancora più preziose dopo la vendita: l’intero ricavato dell’asta, infatti, andrà alla Onlus “Casa del sole” che si occupa di aiutare le persone in difficoltà economiche.

L’evento, occasione di riflessioni profonde, è stato presentato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del sindaco, Guido Tendas, del coordinatore dell’area Educativa del carcere, Olga Melis e da Marinella Foddis, responsabile dell’agenzia “Eventor” che per prima, in occasione della manifestazione medioevale tenuta nell’ex carcere di piazza Manno, aveva esposto all’esterno i lavori dei detenuti. Martedì l’asta, che rappresenta anche il proseguimento del lavoro rieducativo che si svolge fra i detenuti del carcere oristanese, che con la cultura e l’arte hanno stretto ormai un sodalizio culminato con l’esposizione del dossale “Madonna con Bambino e Santi” all’interno del penitenziario e con la partecipazione e diverse campagne di scavi archeologici. La più importante nell’area del ritrovamento dei giganti di Mont’e Prama. E poi l’apertura di corsi di scuola superiore, con tre classi di Ragioneria e una di Liceo artistico. Che l’istruzione e la cultura siano uno strumento di libertà, del resto, nelle carceri, in particolare a Oristano, è un concetto consolidato da tempo. Negli anni scorsi detenuti hanno potuto conseguire il diploma di maturità (in questi giorni uno di loro è impegnato con gli esami di diploma Alberghiero) altri studiano all’università, e poi ci sono i corsi per la licenza media e di alfabetizzazione.

C’è poi una ricerca ulteriore di comunicazione fra la Città e il carcere: non è un caso, infatti, che la mostra delle opere realizzate da dietro le sbarre, allestita al piano terra del Museo Diocesano sia aperta al pubblico e che asta e mostra siano state inserite dall’Ascom fra gli eventi di “Shopping sotto le stelle”, assieme alle apertura notturne dei musei, i concerti e i negozi aperti fino a tardi. «Segnale non trascurabile, l’inserimento della nostra manifestazione nei programmi dell’Ascom – ha sottolineato l’educatrice Olga Melis – per il nostro lavoro è un grande riconoscimento».

Del resto anche le istituzioni locali hanno da tempo avviato un percorso per non far percepire il carcere, benché su oltre 300 detenuti appena una cinquantina siano locali, come una realtà estranea. Non è un caso la recente nomina del Garante dei detenuti da parte del Comune. E in questo percorso di dialogo un ruolo di spicco lo ha avuto la Diocesi, portando il preziosissimo Dossale in mostra a Massama. «Il dono», lo definirono i detenuti.

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