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guardia costiera

Operazione sicurezza nei fondali dell’Area Marina

Operazione sicurezza nei fondali dell’Area Marina

CABRAS. L’oggetto più pericoloso e strano è un carrello per imbarcazioni. È stato ritrovato e recuperato in un fondale di circa tre metri e a una distanza di circa mezzo chilometro dagli scogli a...

19 agosto 2016
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CABRAS. L’oggetto più pericoloso e strano è un carrello per imbarcazioni. È stato ritrovato e recuperato in un fondale di circa tre metri e a una distanza di circa mezzo chilometro dagli scogli a nord dell’isola di Mal di Ventre. Le attività di vigilanza svolte dal 4° Nucleo Sommozzatori della Guardia Costiera nelle acque dell’Area Marina Protetta Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre hanno però permesso un più ampio controllo dello stato di salute dei fondali del nostro mare. Operazione indispensabile ancor più in un periodo in cui il mare e le coste diventano uno degli ambienti maggiormente frequentati.

La tutela dell’ambiente marino e la protezione della fascia costiera, in particolare nelle acque delle aree marine dei parchi naturali, costituisce infatti uno dei principali compiti delle Capitanerie di porto e della Guardia Costiera che opera su precise direttive del Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, dov’è operativo il “Reparto Ambientale Marino” del Corpo.

Tra martedì 16 agosto e la giornata di ieri, sono state effettuate numerose attività di controllo proprio nelle acque dell’Area Marina Protetta del Sinis Mal di Ventre per monitorare lo stato dei fondali e rimuovere eventuali oggetti pericolosi per la sicurezza della navigazione e dell’ambiente marino. Le attività di vigilanza e monitoraggio dell’Area Marina continueranno anche nei prossimi giorni mediante l’impiego delle unità navali della Guardia Costiera di Oristano. Proprio la Capitaneria di Porto, grazie a un intervento congiunto di un proprio velivolo e delle motovedette, aveva individuato due imbarcazioni alla fonda in una zona a tutela totale all’interno dell’Area Marina Protetta. Per i diportisti, lunedì scorso, è scattata la denuncia per aver violato le norme che tutelano proprio le zone a maggior pregio naturalistico e ambientale. Anche questo può essere considerato un segnale di come la cultura del rispetto del mare sia ben lontana dall’essere praticata all’unisono e ne sanno qualcosa anche le spiagge continuamente depredate. (e.c)

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