La Nuova Sardegna

Oristano

processo alquati

Quei reperti erano un’eredità: assolta imputata 97enne

di Michela Cuccu

ORISTANO. Quella collezione di reperti archeologici era stata ereditata: un piccolo tesoro di anfore, terracotte, statuette e vasi (non di origini sarde, ma del Nord Italia, zone di provenienza della...

20 ottobre 2016
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ORISTANO. Quella collezione di reperti archeologici era stata ereditata: un piccolo tesoro di anfore, terracotte, statuette e vasi (non di origini sarde, ma del Nord Italia, zone di provenienza della signora), indicate persino nel testamento dei nonni.

Ieri, il giudice monocratico del tribunale di Oristano, Sonia Costarelli, ha assolto “per non aver commesso il fatto”, Maria Giovanna Alquati, finita sotto processo dopo che la Guardia di Finanza aveva scoperto il piccolo museo esposto chissà da quanto tempo dentro le vetrine del salotto di casa, ben prima dunque che possedere, senza averlo segnalato alle autorità, dei reperti archeologici potesse configurare la ricettazione, ipotesi di reato sulla quale si è basato il processo.

Nulla di nascosto, dunque: chiunque entrasse nell’abitazione dell’anziana signora, oggi ormai 97enne, poteva ammirare quella collezione che come emerso durante le indagini, era appartenuta ad una sorella del nonno dell’attuale proprietaria.

Un processo andato avanti per anni (la prima udienza addirittura nel 2012) che aveva fatto scalpore: la signora Alquati è infatti molto conosciuta, per essere stata proprietaria di una fabbrica di ceramiche che ha in qualche modo fatto la storia di Oristano, ma è anche la madre di Ernesto Pia, ex assessore comunale.

Ieri, per l’udienza conclusiva, Maria Giovanna Alquati non era in aula. L’anziana signora non ha sentito dunque la requisitoria del pubblico ministero, Daniela Caddeo, che ne chiedeva l’assoluzione in quanto, durante tutto il dibattimento, non era emerso nulla che potesse far considerare il possesso di quei reperti come un reato.

Anche il legale della difesa, l’avvocato Roberto Sanna ha sollecitato l’assoluzione per tutti i capi di imputazione (detenzione illegale e ricettazione) per la propria assistita, ma anche la restituzione dei reperti alla legittima proprietaria. Richiesta accolte per intero dal giudice monocratico che, dopo circa un’ora di camera di consiglio, ha messo la sentenza di assoluzione con formula ampia e disposto il dissequestro dei reperti.

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