La Nuova Sardegna

Oristano

Laconi, il fantasma del castello che attira i turisti

Laconi, il fantasma del castello che attira i turisti

Tra i 24 luoghi “infestati” da spettri c’è anche il maniero degli Aymerich. La leggenda si riferisce a una giovane murata viva per un matrimonio rifiutato

15 novembre 2016
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LACONI. Ogni Castello che si rispetti ha i suoi fantasmi e i suoi segreti. Il paese del Sarcidano, che tra pochi giorni con Ocraxus apre ai visitatori le porte di storiche ville e dimore, conserva la memoria di antiche leggende da tramandare.

Per gli appassioni di entità soprannaturali, tra i 24 fantasmi sardi resi ormai famosi dal web, c'è anche quello che si aggirerebbe nel parco Aymerich. La leggenda racconta, infatti, che una fanciulla sarebbe stata murata viva nella torre del castello per essersi ribellata e non aver voluto sposare l'uomo per lei prescelto dal padre; una consuetudine, quella del matrimonio combinato, in uso nell'antichità nelle famiglie abbienti. Sempre secondo la leggenda lo spirito della giovane vagherebbe in cerca di vendetta per l' ingiustizia subita.

Della vicenda non si conoscono i nomi dei protagonisti e l'episodio non trova alcun riscontro nella realtà storica dei fatti che tramandano, comunque, intrighi, delitti e passioni consumatisi tra le mura dell'antico maniero. Proprio come suggerisce la leggenda della fanciulla, il Castello è stato realmente il teatro dell'uccisione di una donna. Si tratta di un delitto avvenuto nel 1616 quando donna Isabella Aymerich, secondo quanto riportato nella storia cronologica della famiglia, venne ritrovata assassinata nella sua camera da letto. Forse un delitto passionale. Alcuni giorni prima, infatti, un chierico, "clerigo", molto vicino alla nobildonna, fu ucciso ad archibugiate nel bosco ad opera di banditi. Dell'omicidio della donna fu accusato il marito don Salvatore di Castelvì e condannato alla pena della garrotta. Don Salvatore, però, fuggì da Laconi e si rifugiò in un convento vicino a Cagliari usufruendo del diritto d'asilo. Ottenuto il trasferimento del processo a Madrid, per sfuggire alla pena, il nobile Castelvì fuggì dall'Isola e si arruolò nell' Armata delle Fiandre. Per i suoi meriti militari e grazie al perdono della famiglia della moglie defunta, ottenne la commutazione della pena nell'esilio nei Regni della Corona, fino al 1622, quando il Reale Consiglio di Aragona gli accordò il perdono. Una storia vera capace di mettere in ombra la leggenda, a conferma del fatto che spesso la realtà supera la fantasia. (iv.ful.)

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