La Nuova Sardegna

Oristano

I volontari dell’ospedale un aiuto per chi soffre

di Michela Cuccu

C’è chi dedica una parte del proprio tempo per affiancare il personale sanitario Assistenza, accompagnamento, a volte anche una parola di conforto a chi è solo

27 dicembre 2016
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ORISTANO. Li puoi trovare accanto al letto di un malato, ad imboccarlo se da solo non è in grado di farlo. Ad avvicinargli un bicchiere alle labbra, per un sorso d’acqua, ma anche semplicemente a scambiare qualche parola, soprattutto se a visitare il paziente non sono arrivati parenti o amici. È una presenza discreta e quotidiana, quella dei volontari dell’Avo, acronimo che sta per “Associazione volontari ospedalieri”.

Nel 2017 saranno dieci anni di attività per un’associazione che ai pazienti dell’ospedale san Martino, assicura un tipo di assistenza che non si sostituisce a quella del personale medico e sanitario. I volontari hanno parole di conforto quando servono, danno un apporto pratico a chi è costretto a letto e non solo.

Da diversi anni, infatti, ogni giorno sono nella hall del nosocomio pronti a rendere meno complicato orientarsi nella struttura. Danno informazioni su come trovare questo o quel reparto o uno sportello, accompagnano i pazienti che non conoscono la struttura, negli ambulatori, spesso li trasportano su carrozzine, messe loro a disposizione dalla direzione del San Martino. Così ogni giorno, in turni di due ore per ciascun volontario, dalle otto del mattino, per assistere i pazienti a colazione, pranzo e cena.

Sergio Locci è il presidente dell’associazione che oggi conta 65 soci volontari ai quali presto si aggiungeranno i 27 tirocinanti che stanno concludendo il corso di preparazione. Spiega Locci: «Non ci si può improvvisare volontari ospedalieri. È questo un ruolo molto delicato per cui è necessaria una preparazione di base, attraverso corsi che teniamo in collaborazione con la struttura ospedaliera e in particolare, con il servizio di Psicologia».

Completato il corso, ci sono due anni di tirocinio da svolgere affiancati dai soci anziani: «Solo dopo il tirocinio - precisa Sergio Locci - si può stabilire se si è idonei o meno a questo tipo di servizio, dove non bastano la buona volontà e le intenzioni, serve soprattutto saper interagire con i pazienti e con i loro familiari».

Un’attività silenziosa, discreta, ma estremamente utile e pratica. Aggiunge il presidente: «la nostra regola è dare agli altri ciò che noi vorremmo ricevere, sempre con discrezione, senza mai imporsi».

Insomma, il volontario ospedaliero lo si potrebbe definire una “presenza amica”. Un supporto importante per affrontare più serenamente il periodo di degenza. I volontari dell’Avo del san Martino sono organizzati per ogni evenienza. «Forniamo kit per l’igiene personale, pigiami e camicie da notte a quei pazienti che vengono ricoverati all’improvviso. Spesso abitano lontani da Oristano e si trovano improvvisamente a fare i conti con problemi pratici come, appunto, potersi lavare i denti o avere un pigiama pulito, essenziali eppure in alcuni casi difficili da risolvere.

«Noi volontari ci siamo anche per questo - aggiunge Locci -. Non di rado organizziamo il rientro a casa dopo le dimissioni».

Presto potrebbe inoltre partire un progetto importante: portare la cultura del volontariato ospedaliero anche nelle scuole. «Alcuni dirigenti degli istituti superiori cittadini ci hanno proposto di tenere corsi per gli studenti – conclude Sergio Locci – ci stiamo lavorando».

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