La Nuova Sardegna

Oristano

Il forfait del sindaco e i veleni dell’Ardia

di Maria Antonietta Cossu
Il forfait del sindaco e i veleni dell’Ardia

Sedilo, lo scontro con i cavalieri ha fatto salire la tensione. Il dimissionario Petretto: «Ma è solo uno dei motivi di contrasto»

11 gennaio 2017
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SEDILO. «L’Ardia non è il casus belli della crisi in Comune, ma uno dei motivi di contrasto». Su un punto il sindaco e il suo ex braccio destro concordano: a rompere gli equilibri interni alla coalizione non sarebbero state le divergenze sull’Ardia, ma uno stillicidio di cose scaturite da visioni e metodi inconciliabili sulla gestione dell’attività amministrativa.

Indipendentemente dalla scintilla che ha acceso la miccia, la questione delle misure di sicurezza legate allo svolgimento della popolare corsa equestre ha avuto un peso non indifferente. Il sindaco ha fatto precisi riferimenti ai ripetuti scontri che hanno caratterizzato il confronto interno sulle prescrizioni imposte ai cavalieri in occasione dell’Ardia a piedi. «La divergenza riguardava l’ordinanza dell’Ottava di San Costantino e le pretese si sono ripetute nel 2016 – ha rilevato Alessio Petretto –. Le ordinanze adottate in questi due anni erano identiche a quelle dei 27 precedenti, pur avendo tentato di trovare una soluzione per far correre i cavalli, con legittimità e rispetto della pubblica incolumità. Così non è stato, quelle condizioni a mio avviso non si sono concretizzate».

Le pretese riguardavano l’eventualità di autorizzare i cavalieri a percorrere la pista al galoppo e non al passo. E gli effetti collaterali degli scontri intestini si sono manifestati sul teatro della corsa: nel 2015 con la discesa di una sola decina di cavalieri e nel 2016 con il loro ammutinamento. Erano forse quelle le avvisaglie di una crisi che si sarebbe rivelata irreversibile. Il sintomo, ma non la causa: su questo gli ex alleati politici sono stati categorici. «Non mi sta bene che l’attenzione si focalizzi su questo aspetto», ha sbottato Alessio Petretto respingendo la tesi della disputa sulle misure di sicurezza quale causa della fine della consiliatura. «L’Ardia non è l’unico motivo e neppure quello scatenante: ci sono state divergenze su molte questioni e quando mi sono reso conto che non c’erano più le condizioni mi sono dimesso».

Ancora più caustico Salvatore Pes, ex vicesindaco: «Si sta oscurando la realtà. I media stanno abusando dell’Ardia, a mio avviso strumentalizzandola per profitto». Chiarito questo, l’amministratore è entrato nel merito della querelle: «Per consentire ai cavalieri di correre all’Ottava avevamo lavorato per adottare tutte le cautele, non certo per eludere le regole. Avevamo previsto orari da rispettare per non interferire con la corsa a piedi e imposto il limite di tre cavalieri per volta. Quando il sindaco si è tirato indietro ci siamo sentiti traditi», ha raccontato. Per Salvatore Pes andrebbero rivisti molti aspetti relativi alla sulla sicurezza. «Certe regole non sono compatibili con la tradizione», ha affermato. Una convinzione condivisa da tanti cavalieri, cui fanno però da contraltare le posizioni di chi ritiene che tradizione e la legge Martini che regola la sicurezza possano convivere. «Fermo restando che i proprietari seguono i loro cavalli tutto l’anno, bisognerebbe fare i controlli veterinari prima, non a ridosso dell’Ardia – ha rilevato Pes –. Inoltre si dovrebbe anticipare all’ora di pranzo l’alcol test perché è quasi impossibile eseguirli poco prima della consegna delle bandiere».

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