I comitati sardi a Pigliaru: «Fermi il termodinamico»
ORISTANO. Tutti assieme verso un obiettivo: far sparire la parola energia termodinamica dal vocabolario della politica. Contestata da tempo, questa metodologia adottata per la produzione di energia...
ORISTANO. Tutti assieme verso un obiettivo: far sparire la parola energia termodinamica dal vocabolario della politica. Contestata da tempo, questa metodologia adottata per la produzione di energia elettrica ha trovato numerosi oppositori nel suo cammino. In Sardegna una serie di comitati ha fatto fronte comune e ha lanciato un appello al presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru affinché vengano presi provvedimenti che fermino le procedure già in atto o quelle che sono in fase di programmazione.
A scrivere ci sono anche gli oristanesi del Comitato Per la Salute e la qualità della Vita San Quirico–Tiria, dove è in nascita un impianto. Accanto a loro si schierano i comitati No Megacentrale di Guspini, Terra che ci appartiene di Gonnosfanadiga, Terrasana di Decimoputzu, Basso Campidano-Aria Terra Acqua, l’Associazione Progetto Comune di Villacidro e Italia Nostra Sardegna. Ancora una volta si cerca di focalizzare l’obiettivo sui problemi che verrebbero generati da un’eventuale realizzazione di centrali solari termodinamiche sul territorio sardo.
I progetti di tali centrali sono al momento fermi, in attesa di una decisione, sui tavoli della Presidenza del consiglio dei ministri, del ministero dell’Ambiente e della giunta regionale in attesa della deliberi che autorizzi l’esecuzione.
Nella lettera si chiede di assumere una posizione chiara di definitivo rigetto di tali impianti, che si manifesti attraverso l’adozione di atti formali diretti a impedirne la realizzazione. Tutto ciò è ovviamente conseguenza del timore di danni ambientali che verrebbero generati dagli impianti: «Le centrali, oltre a danneggiare i settori produttivi più importanti e caratterizzanti della nostra economia, provocano la chiusura delle aziende agricole e zootecniche con l’esproprio dei terreni; non apporterebbero alcun beneficio alle comunità locali e alla Sardegna in genere. Al contrario, sarebbero causa irreversibile di uno sconsiderato consumo di suolo agricolo e di un rilevante spreco di risorse idriche, modificando l’equilibrio ecosistemico. Unici a trarne degli utili sarebbero invece multinazionali, faccendieri e gruppi finanziari che lucrerebbero sui cospicui incentivi destinati a questo tipo di attività». Se realizzato, l’impianti di San Quirico al pari di quello di Flumini Mannu e Gonnosfanadiga sottrarrebbero oltre 550 ettari di terreno alle attività agricole. Nel Rapporto sul Consumo di Suolo del 2016, l’ente governativo per la Protezione Ricerca Ambientale (ISPRA) ha già inserito due Comuni sardi tra quelli a maggior incremento nazionale di consumo di suolo, proprio a causa degli impianti fotovoltaici realizzati in aree agricole.